Giurisprudenza: Giurisprudenza Sentenze per esteso massime | Categoria: Diritto processuale europeo, Rifiuti Numero: 30765/08 | Data di udienza:

RIFIUTI – L’incapacità prolungata delle autorità italiane per risolvere la “Crisi rifiuti” in Campania ha violato i diritti umani. Violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – Violazione dell’articolo 8. riguardante l’obbligo delle autorità d’informare le persone sui rischi potenziali – Violazione dell’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo). Il caso riguarda la “crisi rifiuti” o lo stato di emergenza stabilito 11 febbraio 1994 31 Dicembre 2009 in connessione con la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti – tra cui un periodo di cinque mesi durante il quale tonnellate di rifiuti accatastati per le strade – che ha colpito la regione Campania in Italia, dove i richiedenti vissuto e/o lavorato – Diritti dei cittadini ed obbligo positivo per gli Stati. Sentenza n. 30765/08 (Sarno e altri c. Italia).


Provvedimento: Sentenza
Sezione: 2^
Regione:
Città:
Data di pubblicazione: 10 Gennaio 2012
Numero: 30765/08
Data di udienza:
Presidente: Tulkens
Estensore:


Premassima

RIFIUTI – L’incapacità prolungata delle autorità italiane per risolvere la “Crisi rifiuti” in Campania ha violato i diritti umani. Violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – Violazione dell’articolo 8. riguardante l’obbligo delle autorità d’informare le persone sui rischi potenziali – Violazione dell’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo). Il caso riguarda la “crisi rifiuti” o lo stato di emergenza stabilito 11 febbraio 1994 31 Dicembre 2009 in connessione con la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti – tra cui un periodo di cinque mesi durante il quale tonnellate di rifiuti accatastati per le strade – che ha colpito la regione Campania in Italia, dove i richiedenti vissuto e/o lavorato – Diritti dei cittadini ed obbligo positivo per gli Stati. Sentenza n. 30765/08 (Sarno e altri c. Italia).



Massima

 

 

 
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO  10/01/2012, Sentenza n. 30765/08 (Sarno e altri c. Italia)
 
RIFIUTI – Crisi rifiuti (Italia – Campania) – Raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti – Diritti dei cittadini ed obbligo positivo per gli Stati – Tonnellate di rifiuti accatastati per le strade – Attività pericolosa – Forza maggiore – Esclusione.
 
La raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti è, senza dubbio, attività pericolosa. Pertanto, è un obbligo positivo per gli Stati, (nella fattispecie Italia) adottare misure ragionevoli e appropriate che tutelano i diritti delle parti interessate al rispetto della loro privacy e delle loro case e, più in generale, al godimento di un ambiente sano e protetto. Sicché, si restringe il margine di apprezzamento discrezionale degli Stati nella scelta delle misure concrete per adempiere ad obblighi positivi ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione. In questo caso, dal 2000 al 2008, il servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti è stata affidato ad imprese di diritto privato, mentre il servizio di raccolta dei rifiuti nella città di Somma Vesuviana è stato fornito da alcune società a capitale pubblico. Il fatto che le autorità italiane hanno dato a terzi la gestione di un servizio pubblico non esonerano gli stessi dagli obblighi di diligenza che le incombono ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione. Ai sensi dell’articolo 23 dello Statuto della Commissione diritto internazionale delle Nazioni Unite, a nulla vale giustificare la responsabilità dello Stato per atti internazionalmente illeciti, con la cd. “forza maggiore” che, invece, si compone di “una forza irresistibile o un evento imprevisto al di là del controllo dello Stato che rende materialmente impossibile nelle circostanze di eseguire [un] obbligo [Internazionale ]. Viste anche le conclusioni della Corte di giustizia dell’Unione europea nel caso sopra C-297/08, le circostanze invocate dallo Stato italiano non possono essere considerate come forza maggiore.
 
Pres. Tulkens (Sarno e altri c. Italia)
 
 
DIRITTO PROCESSUALE EUROPEO – Ricorso alla CEDU – Reclamo discutibile – Recupero di violazioni di diritti – Diritto al rimborso – Equa soddisfazione – Recupero spese legali. 
 
L’articolo 13 della Convenzione garantisce l’esistenza nel diritto interno un rimedio che permette l’autorità nazionale competente per affrontare la sostanza di un “reclamo discutibile” ai sensi della Convenzione (Z. e altri c. . Regno Unito  [GC], n.29392/95, § 108, CEDU 2001-V). Lo scopo è quello di fornire un mezzo attraverso cui gli individui possono ottenere, a livello nazionale, il recupero di violazioni dei loro diritti ai sensi della Convenzione, prima di dover implementare il meccanismo internazionale di denuncia alla Corte (Kudla c. Polonia  [GC], n o  30210/96, § 152, CEDU 2000-XI). Pertanto, il soggetto richiedente ha diritto al rimborso dei suoi costi e spese solo nella misura in cui esse siano state effettivamente e necessariamente ragionevoli nel loro ammontare  (vedi Iatridis c. Grecia  (equa soddisfazione) [GC ], n. 31107/96, § 54, CEDU 2000-XI). Inoltre, le spese legali sono recuperabili solo nella misura in cui essi si riferiscono alla violazione constatata (Beyeler c. Italia  (equa soddisfazione) [GC], n. 33202/96, § 27, 28 maggio 2002;  c Sahin . Germania  [GC], n. 30943/96, § 105, CEDU 2003-VIII. 
 
Pres. Tulkens (Sarno e altri c. Italia)

Allegato


Titolo Completo

Corte europea dei diritti dell'uomo 10/01/2012, Sentenza n. 30765/08

SENTENZA

 

 

DEUXIÈME SECTION

AFFARI DI SARNO ET AUTRES c. ITALIE


(Requête no 30765/08)


ARRÊT

 

STRASBOURG

10 janvier 2012

 

 

 

 

Cet arrêt deviendra définitif dans les conditions définies à l’article 44 § 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme

 


En l’affaire di Sarno et autres c. Italie,

La Cour européenne des droits de l’homme (deuxième section), siégeant en une chambre composée de :

          Françoise Tulkens, présidente,
          Danutė Jočienė,
          Dragoljub Popović,
          Isabelle Berro-Lefèvre,
          András Sajó,
          Işıl Karakaş,
          Guido Raimondi, juges,
et de Stanley Naismith, greffier de section,

Après en avoir délibéré en chambre du conseil le 29 novembre 2011,

Rend l’arrêt que voici, adopté à cette date :

PROCÉDURE

1.  A l’origine de l’affaire se trouve une requête (no 30765/08) dirigée contre la République italienne et dont dix-huit ressortissants de cet Etat, (« les requérants »), ont saisi la Cour le 9 janvier 2008 en vertu de l’article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l’homme et des libertés fondamentales (« la Convention »).

2.  Devant la Cour, les requérants, dont les noms figurent dans la liste annexée au présent arrêt, ont été représentés par l’un d’eux, Me Errico di Lorenzo, avocat à Somma Vesuviana (Naples).

3.  Le gouvernement italien (« le Gouvernement ») a été représenté par son agent, Mme E. Spatafora, et son ancien coagent, M. N. Lettieri.

4.  Dans leur requête, les requérants alléguaient que la mauvaise gestion, par les autorités italiennes, du service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets en Campanie, ainsi que le manque de diligence des autorités judiciaires à poursuivre les responsables de cette situation, avaient porté atteinte à leurs droits garantis par les articles 2, 6, 8 et 13 de la Convention.

5.  Le 2 juin 2009, la Cour a décidé de communiquer la requête au Gouvernement et de la traiter en priorité (article 41 du règlement de la Cour). Comme le permettait l’ancien article 29 § 3 de la Convention, elle a en outre décidé que seraient examinés en même temps la recevabilité et le fond de l’affaire.

EN FAIT

I.  LES CIRCONSTANCES DE L’ESPÈCE

6.  Treize des requérants résident dans la commune de Somma Vesuviana, en Campanie. Cinq y travaillent.

7.  Du 11 février 1994 au 31 décembre 2009, la région Campanie fut soumise à l’état d’urgence (stato di emergenza) sur décision du président du Conseil des ministres en raison de graves problèmes d’élimination des déchets solides urbains.

8.  Du 11 février 1994 au 23 mai 2008, la gestion de l’état d’urgence fut confiée à des « commissaires délégués » désignés par le président du Conseil des ministres et secondés par des sous-commissaires. Neuf hauts responsables – dont quatre présidents de la région de Campanie et le chef du service de la protection civile de la présidence des Conseil des ministres – furent nommés aux fonctions de commissaire.

9.  Du 23 mai 2008 au 31 décembre 2009, la gestion de l’état d’urgence fut confiée à un sous-secrétariat d’Etat à la présidence du Conseil des ministres attribué au chef du service de la protection civile.

A.    La gestion des déchets en Campanie et dans la commune de Somma Vesuviana jusqu’en 2004

10.  La loi régionale no 10 du 10 février 1993 (« la loi no 10/93 ») fixa les lignes directrices pour l’adoption d’un plan d’élimination des déchets en Campanie, lequel devait prévoir la valorisation des déchets solides urbains et des matériaux recyclables ainsi que la réduction de moitié du nombre et de la capacité des décharges – grâce à des techniques de compactage et de tri sélectif des déchets – sur la période 1993-1995.

11.  Le 9 juin 1997, le président de la région agissant en qualité de commissaire délégué arrêta un plan régional d’élimination des déchets. Ce plan prévoyait notamment la construction de cinq incinérateurs – dont quatre sur les bans communaux de Marcianise, Battipaglia, Giugliano et Nola-Marigliano (ces deux derniers étant destinés à desservir les communes de résidence des requérants), et le cinquième sur un site à définir ultérieurement – ainsi que de cinq décharges principales et de six décharges secondaires.

12.  Le 12 juin 1998, le président de la région agissant en qualité de commissaire délégué lança un appel d’offres pour la concession décennale du service de traitement et d’élimination des déchets produits dans la province de Naples. En application du cahier des charges, le concessionnaire retenu devait assurer la réception régulière des déchets collectés, leur tri, leur transformation en « combustible dérivé de déchets » (combustibile derivato da rifiuti, ci-après : « CDR ») et l’incinération du CDR. Pour ce faire, il devait construire et gérer trois centres destinés au tri des déchets et à la production de CDR (« centres de production de CDR ») à Caivano, Tufino et Giugliano et réaliser, avant le 31 décembre 2000, une usine de production d’énergie électrique par combustion de CDR (« usine de thermo-valorisation du CDR »).

13.  A l’issue de la procédure d’adjudication, clôturée le 20 mars 2000, la concession de ce service fut confiée à un consortium d’entreprises composé des sociétés Fisia Impianti S.p.A. (ayant qualité de chef de file), Impregilo S.p.A., Babcock Kommunal GmbH, Deutsche Babcock Anlagen GmbH et Evo Oberhausen AG (ayant qualité de mandataires).

14.  Aux termes d’un contrat de concession de services conclu le 7 juin 2000, les cinq entreprises adjudicataires s’engageaient à construire deux centres de production de CDR à Caivano et à Tufino dans un délai de 300 jours à compter des 10 et 14 avril 2000 respectivement, et un autre à Giugliano dans un délai de 270 jours à compter du 30 mars 2000. L’usine de thermo-valorisation du CDR, à ériger dans la localité d’Acerra, devait être bâtie dans un délai de 24 mois à compter d’une date à préciser ultérieurement.

15.  Entre-temps, le 22 avril 1999, le commissaire délégué avait lancé un appel d’offres pour la concession du service d’élimination des déchets produits en Campanie. La procédure d’adjudication fut remportée par le consortium FIBE S.p.A., qui avait été constitué par les entreprises concessionnaires. A une date non précisée, celles-ci créèrent la société FIBE Campania S.p.A.

16.  En exécution d’un contrat de concession de services conclu le 5 septembre 2001, FIBE S.p.A. devait construire et gérer sept centres de production de CDR et deux usines de thermo-valorisation de ce produit. Elle devait assurer la réception, le tri et le traitement des déchets produits dans la région en vue d’en transformer 32 % en CDR et 33 % en compost, et de produire 14 % de déchets non réutilisables et 3 % de déchets ferreux.

17.  En janvier 2001, la fermeture de la décharge de Tufino provoqua la suspension temporaire de l’élimination des déchets dans la province de Naples. Pour faire face à leur accumulation, les maires des autres communes de la province autorisèrent à titre provisoire leur stockage dans leurs décharges respectives aux fins de l’article 13 du décret législatif no 22 du 5 février 1997 (voir paragraphe 65 ci-dessous).

18.  De fin 2001 à mai 2003, sept centres de production de CDR furent construits à Caivano, Pianodardine, Santa Maria Capua Vetere, Giugliano, Casalduni, Tufino et Battipaglia.

19.  Le 22 mai 2001, le service de ramassage, de collecte et de transport des déchets urbains de la commune de Somma Vesuviana fut confié à un consortium d’entreprises composé des sociétés C.I.C.-Clin Industrie Città S.p.A. et Ecologia Bruscino S.r.l. Le 26 octobre 2004, la gestion de ce service fut attribuée à M.I.T.A S.p.A., une société à capital public.

B.  L’enquête pénale relative à la situation du service d’élimination des déchets après la conclusion des contrats de concession du 7 juin 2000 et du 5 septembre 2001

20.  En 2003, le parquet près le tribunal de Naples ouvrit une enquête pénale (RGNR no 15940/03) sur la situation de la gestion du service d’élimination des déchets en Campanie après la conclusion des contrats de concession du 7 juin 2000 et du 5 septembre 2001.

21.  Le 31 juillet 2007, le parquet demanda le renvoi en jugement des administrateurs et de certains employés des sociétés Fisia Italimpianti S.p.A., FIBE S.p.A., FIBE Campania S.p.A., Impregilo S.p.A., Gestione Napoli S.p.A. (« les sociétés »), du commissaire délégué en exercice de 2000 à 2004 et de plusieurs fonctionnaires du bureau de celui-ci pour avoir commis, de 2001 à 2005, les délits de fraude, d’inexécution de contrats publics, d’escroquerie, d’interruption d’un service public ou d’utilité publique, d’abus de fonctions, de faux idéologique dans l’exercice de fonctions publiques et d’opérations de gestion de déchets non autorisées.

22.  Les membres des sociétés en question étaient notamment accusés d’avoir violé, avec la complicité du commissaire délégué et des fonctionnaires de son bureau, l’obligation de réceptionner et de traiter les déchets produits dans la région imposée par les contrats de concession. Pour leur part, les sociétés étaient accusées d’avoir ralenti, et parfois interrompu, la réception régulière des déchets collectés dans les centres de production de CDR, provoquant ainsi l’accumulation des déchets dans les rues et les sites de stockage provisoire mis en place par les maires ou le commissaire délégué.

23.  En outre, le parquet reprochait aux sociétés mises en causes d’avoir 1) produit du CDR et du compost de manière non conforme aux conditions contractuelles, 2) omis d’effectuer les opérations de récupération énergétique du CDR requises dans l’attente de la construction de l’usine de thermo-valorisation, 3) sous-traité l’activité de transport des déchets valorisés issus des centres de production de CDR, au mépris des dispositions du contrat de concession, 4) stocké des matériaux polluants issus de la production de CDR dans des décharges illicites sans aucune protection de l’environnement.

24.  Pour leur part, les fonctionnaires visés par la demande de renvoi étaient accusés d’avoir faussement attesté du respect, par les sociétés mises en cause, des dispositions légales et des conditions contractuelles régissant l’élimination des déchets ainsi que d’avoir autorisé l’ouverture de décharges non conformes à la législation en vigueur, le stockage provisoire du CDR jusqu’à l’ouverture des usines de thermo-valorisation, la mise en décharge des matériaux polluants issus des centres de production de CDR et des dérogations aux critères contenus dans le cahier des charges pour la production du CDR.

25.  Le 29 février 2008, le juge de l’audience préliminaire ordonna le renvoi en jugement des accusés et fixa l’audience devant le tribunal de Naples au 14 mai 2008.

C.  La gestion des déchets en Campanie et dans la commune de Somma Vesuviana de 2005 à 2007

26.  Le décret-loi no 245 du 30 novembre 2005, converti en la loi no 21 du 27 janvier 2006, prévoyait la résiliation des contrats de concession du service d’élimination des déchets en Campanie conclus par le commissaire délégué en 2000 et 2001 ainsi que l’organisation en urgence d’une nouvelle adjudication publique. Afin d’assurer la continuité du service, les sociétés concessionnaires étaient tenues de poursuivre leurs activités jusqu’à la clôture de la procédure d’adjudication, mais pas au-delà du 31 décembre 2007.

27.  Un premier appel d’offres, lancé le 27 mars 2006 par le commissaire délégué en exercice, échoua faute d’un nombre suffisant d’offres valides.

28.  Le 2 août 2006, le commissaire délégué lança un deuxième appel d’offres portant sur vingt ans.

29.  Le décret-loi no 263 du 9 octobre 2006, converti en la loi no 290 du 6 décembre 2006, nomma le chef du service de la protection civile aux fonctions de commissaire délégué à la gestion de la crise des déchets en Campanie. Le deuxième appel d’offres ayant été annulé, le commissaire délégué fut chargé de confier le service d’élimination des déchets à de nouvelles entreprises adjudicataires.

30.  Le 28 mars 2007, la région adopta la loi no 4, qui prévoyait la création d’une section régionale du cadastre des déchets, d’un observatoire régional des déchets, d’un plan régional de gestion du cycle intégré des déchets, d’un plan régional de gestion des déchets spéciaux, y compris les déchets dangereux, ainsi que d’un plan régional pour l’assainissement des sites pollués.

31.  Le 6 juillet 2007, le préfet de Naples fut nommé commissaire délégué à la gestion de la crise.

32.  Le décret-loi no 61 du 11 mai 2007, converti en la loi no 87 du 5 juillet 2007 (« le décret-loi no 61/07 »), autorisa la création, dans les communes de Serre (Salerne), Savignano Irpino (Avellino), Terzigno (Naples), Sant’Arcangelo Trimonte (Bénévent), de décharges dérogeant aux dispositions en vigueur en matière environnementale, d’hygiène et de santé, et interdit la création de nouveaux sites d’élimination des déchets notamment dans les communes de Giugliano in Campania, Villaricca, Qualiano et Quarto (Naples) au moins jusqu’à l’assainissement du territoire. Ce texte confia au commissaire délégué la charge d’identifier d’urgence de nouvelles entreprises auxquelles attribuer le service de traitement et d’élimination des déchets.

33.  Le 21 novembre 2007, un troisième appel d’offres fut lancé. Faute d’offres, il fut déclaré infructueux.

34.  Le 28 décembre 2007, le commissaire délégué arrêta un plan régional pour les déchets urbains de la Campanie aux fins de l’article 9 du décret-loi no 61/07. Ce plan proposait une stratégie de sortie de crise, notamment grâce au développement de la collecte sélective des déchets, à la transparence de leur cycle de vie, à la rationalisation et la mise en conformité des structures existantes – en particulier d’au moins un des centres de production de CDR –, à la création de structures destinées à produire du compost et à l’emploi de nouvelles technologies et de méthodes de traitement biologique des déchets.

35.  Le 19 avril 2008, le service de collecte et de transport des déchets organiques dans la commune de Somma Vesuviana fut confié à Pomigliano Ambiente S.p.A, une société à capital public.

D.  La gestion des déchets en Campanie et dans la commune de Somma Vesuviana de 2008 à 2010

36.  Une nouvelle crise se produisit à la fin de l’année 2007. Des tonnes de déchets furent abandonnées pendant des semaines dans les rues de Naples et de plusieurs villes de sa province, y compris celles où les requérants résident (voir la liste annexée au présent arrêt).

37.  Le 11 janvier 2008, le président du Conseil des ministres nomma par ordonnance (no 3639/08) un haut fonctionnaire de police aux fonctions de commissaire délégué (article 1). Celui-ci fut chargé d’ouvrir les décharges prévues par le décret-loi no 61/07 et de repérer de nouveaux sites de stockage et d’élimination des déchets, avec l’assistance de la force publique, armée comprise (article 2). Les communes de la région furent invitées à préparer des plans pour la collecte sélective des déchets (article 3).

38.  Le décret-loi no 90 du 23 mai 2008 (« le décret-loi no 90/08 ») – converti en la loi no 123 du 14 juillet 2008 (intitulée « Mesures extraordinaires en réponse à la crise de l’élimination des déchets en Campanie et dispositions ultérieures de protection civile ») – nomma le chef du service de la protection civile aux fonctions de sous-secrétaire d’Etat à la présidence du Conseil des ministres et le chargea de la gestion de la crise jusqu’au 31 décembre 2009, en remplacement du commissaire délégué. Le sous-secrétaire fut autorisé à ouvrir dix nouvelles décharges dans la région, dont deux à Terzigno et à Chiaiano, par dérogation aux dispositions en vigueur en matière environnementale, d’hygiène et de santé.

39.  Le décret-loi no 90/08 autorisa aussi le traitement de certaines catégories de déchets dans l’usine de thermo-valorisation du CDR d’Acerra contre l’avis rendu le 9 février 2005 par la commission d’évaluation de l’impact sur l’environnement, ainsi que la réalisation d’usines de thermo-valorisation du CDR à Santa Maria La Fossa (Caserte) et dans les communes de Naples et Salerne.

40.  Ledit décret-loi attribuait aux provinces de la Campanie la propriété des centres de tri et de traitement des déchets, mais en confiait la gestion provisoire à l’armée (article 6 bis).

41.  Les alinéas 4 et 7 de l’article 2 de ce texte qualifiaient les sites, les zones, les usines et les sièges des services de gestion des déchets de zones d’intérêt stratégique national placées sous la surveillance de la police et de l’armée. Il fut demandé aux forces armées de participer à la mise en service des chantiers et des sites ainsi qu’à la collecte et au transport des déchets.

42.  L’article 2, alinéa 9, qualifiait le fait d’empêcher, d’entraver ou de rendre plus difficile la gestion des déchets d’interruption du service public passible de sanction.

43.  Enfin, le décret-loi chargea le sous-secrétaire d’Etat de contrôler le respect par les communes des objectifs de collecte sélective des déchets urbains fixés dans le plan régional pour les déchets urbains de la Campanie établi le 28 décembre 2007.

44.  Pour sa part, le décret-loi no 172 du 6 novembre 2008 (« le décret-loi no 172/08 »), converti en la loi no 210 du 30 décembre 2008 (intitulée « Mesures extraordinaires en réponse à la crise de l’élimination des déchets en Campanie et dispositions urgentes en matière de protection de l’environnement ») prévoyait que, dans les territoires visés par l’état d’urgence en rapport avec l’élimination des déchets, les maires, les présidents de province, les membres des conseils municipaux ou provinciaux et ceux des commissions communales ou provinciales pouvaient être destitués par décret du ministre de l’Intérieur en cas de manquement grave, entre autres, aux obligations de planification et d’organisation du service de collecte, de transport, de valorisation, d’élimination et de collecte sélective des déchets (article 3). En outre, dans ces mêmes territoires, il prévoyait des sanctions pénales spéciales réprimant en particulier 1) l’abandon ou l’incendie de déchets, 2) la collecte, le transport, la valorisation, l’élimination et le commerce de déchets sans autorisation, 3) la création et la gestion de décharges illégales ainsi que le mélange de déchets dangereux et non dangereux (article 6).

45.  Selon les informations fournies par le Gouvernement et non contestées par les requérants, deux décharges avaient déjà été ouvertes à Savignano Irpino et Sant’Arcangelo Trimonte fin octobre 2009, d’autres étaient sur le point d’ouvrir à Chiaiano, Terzigno, San Tammaro, et les travaux préliminaires en vue de l’ouverture d’une décharge à Andretta (Avellino) étaient en cours. Les travaux d’achèvement de l’usine de thermo-valorisation d’Acerra étaient en voie de réalisation, un appel d’offres pour la construction d’une usine de thermo-valorisation du CDR à Salerne avait été lancé et un site pour l’implantation d’une usine de thermo-valorisation dans la province de Naples avait été choisi. Du 14 janvier au 1er mars 2008, 269 000 tonnes de déchets avaient été enlevées des rues des villes de la région et 79 000 tonnes de CDR avaient été stockées. 530 communes avaient entamé le tri sélectif des déchets en application de l’ordonnance no 3639/08.

46.  Le 3 juin 2008, en application de l’ordonnance no 3804/09 prise par le président du Conseil des ministres et après approbation d’un programme de tri sélectif, le service de collecte de la commune de Somma Vesuviana aurait été confié à la société L’Igiene Urbana S.r.l. sur appel d’offres.

47.  Le 15 mars 2009, le président du Conseil des ministres enjoignit par ordonnance (no 3746) aux provinces de la région de constituer des sociétés à capital public majoritaire pour la gestion des sites de stockage des déchets, des décharges et des structures de traitement, d’élimination, de valorisation et de recyclage des déchets.

E.  L’enquête pénale relative à la gestion du service d’élimination des déchets postérieure à décembre 2005

48.  En 2006, à une date non précisée, le parquet près le tribunal de Naples ouvrit une enquête pénale (RGNR no 40246/06) sur les opérations d’élimination des déchets réalisées à titre provisoire par les sociétés FIBE S.p.A. et FIBE Campania S.p.A. pendant la phase transitoire consécutive à la résiliation des contrats de concession.

49.  Le 22 mai 2008, à la demande du parquet, le juge des investigations préliminaires du tribunal de Naples ordonna l’assignation à résidence de l’administrateur délégué de FIBE S.p.A. et FIBE Campania S.p.A., de plusieurs cadres et employés de ces sociétés, des responsables des centres de tri de déchets gérés par Fisia Italimpianti S.p.A., du gérant de la décharge de Villaricca, des représentants de la société de transports FS Cargo S.p.A. et de plusieurs fonctionnaires du bureau du commissaire délégué.

50.  Les prévenus étaient accusés, entre autres, d’association de malfaiteurs en vue du trafic illégal de déchets et de la réalisation de faux en écritures publiques, d’escroquerie, de faux idéologique dans l’exercice de fonctions publiques et d’activités organisées pour le trafic illicite de déchets.

51.  En 2008, à une date non précisée, le parquet près le tribunal de Naples ouvrit une enquête pénale (RGNR no 32722/08, dite « Rompiballe ») sur des opérations d’élimination de déchets réalisées après décembre 2005. Selon les informations fournies par le Gouvernement et non contestées par les requérants, l’enquête, encore pendante au 26 octobre 2009, portait sur de nombreux délits contre l’environnement et l’administration publique et était dirigée contre plusieurs employés de FIBE S.p.A. et d’autres entreprises du consortium, ainsi que contre des fonctionnaires du bureau du commissaire délégué.

F.  Les arrêts de la Cour de justice de l’Union européenne

52.  Le 22 mars 2005, la Commission des Communautés européennes (« la Commission ») introduisit devant la Cour de justice un recours en manquement contre l’Italie au titre de l’article 226 du traité instituant la Communauté européenne (« TCE ») (affaire C-135/05). Dénonçant l’existence d’un grand nombre de décharges illégales et non contrôlées en Italie, la Commission alléguait que les autorités italiennes avaient manqué à leurs obligations au titre des articles 4, 8 et 9 de la directive 75/442/CEE relative aux déchets, de l’article 2 § 1 de la directive 91/689/CEE relative aux déchets dangereux et de l’article 14, lettres a) à c), de la directive 1999/31/CE concernant la mise en décharge des déchets.

53.  Dans l’arrêt qu’elle rendit le 26 avril 2007, la Cour de justice constata « la non-conformité générale des décharges au regard desdites dispositions », observant notamment que le gouvernement italien « ne contest[ait] pas l’existence (…) sur son territoire, d’au moins 700 décharges illégales contenant des déchets dangereux, qui n’[étaient] (…) soumis à aucun contrôle ».

54.  Elle conclut, entre autres, que la République italienne avait manqué aux obligations découlant des dispositions invoquées par la Commission, au motif qu’elle n’avait pas pris toutes les mesures nécessaires pour assurer que les déchets soient valorisés ou éliminés sans mettre en danger la santé de l’homme et sans que soient utilisés des procédés ou des méthodes susceptibles de porter préjudice à l’environnement, et pour interdire l’abandon, le rejet et l’élimination incontrôlée des déchets.

55.  Le 3 juillet 2008, la Commission introduisit un nouveau recours en manquement devant la Cour de justice sur le fondement de l’article 226 TCE (affaire C-297/08).

56.  Par un arrêt du 4 mars 2010, la Cour de justice, tout en prenant acte des mesures adoptées par l’Etat italien en 2008 pour surmonter la « crise des déchets », constata l’existence d’un « déficit structurel en termes d’installations nécessaires à l’élimination des déchets urbains produits en Campanie », comme le démontraient « les quantités importantes de déchets s’étant accumulées sur les voies publiques de cette région ».

Elle estima que l’Italie avait « failli à son obligation d’établir un réseau adéquat et intégré d’installations d’élimination (…) de ses déchets, et [avait], par conséquent, manqué aux obligations lui incombant en vertu de l’article 5 de la directive 2006/12 ». Selon la Cour, ledit manquement ne pouvait être justifié par des circonstances telles que l’opposition de la population à l’installation de décharges, l’existence d’activités criminelles dans la région et les inexécutions contractuelles de la part des entreprises chargées de la réalisation de certaines structures d’élimination des déchets. Elle précisa que cette dernière circonstance ne relevait pas de la force majeure car cette notion désignait « des circonstances étrangères à celui qui l’invoque, anormales et imprévisibles, dont les conséquences n’auraient pu être évitées malgré toutes les diligences déployées », et qu’une administration diligente devait prendre les mesures nécessaires soit pour se prémunir contre les inexécutions contractuelles, soit pour s’assurer de la réalisation effective et en temps voulu des structures nécessaires malgré les inexécutions en question. De surcroît, la Cour de Justice releva que « la République italienne ne contest[ait] pas que (…) les déchets jonchant la voie publique s’élevaient à 55 000 tonnes, s’ajoutant aux 110 000 à 120 000 tonnes de déchets en attente de traitement dans les sites municipaux de stockage ». En ce qui concerne le risque environnemental, la Cour de justice rappela notamment que l’accumulation des déchets constituait, compte tenu de la capacité limitée de chaque région ou localité à les recevoir, un danger pour l’environnement. Elle conclut que l’accumulation sur la voie publique et dans les aires de stockage temporaires de quantités si importantes de déchets avait créé un « risque pour l’eau, l’air, le sol » ainsi que « pour la faune et la flore » (article 4, paragraphe 1, sous a), de la directive 2006/12), avait provoqué des « incommodités par les odeurs » (paragraphe 1, sous b) de cet article) et était susceptible de porter « atteinte aux paysages et aux sites présentant un intérêt particulier » (article 4, paragraphe 1, sous c), de la directive 2006/12). Quant au risque pour la santé humaine, la Cour de justice releva que « la situation préoccupante d’accumulation de déchets sur les voies publiques a[vait] exposé la santé des populations à un danger certain, et ce en méconnaissance de l’article 4, paragraphe 1, de la directive 2006/12 ».

G.  Les commissions parlementaires d’enquête sur le cycle des déchets et sur les activités illégales connexes

57.  De 1997 à 2008, trois commissions parlementaires d’enquête sur le cycle des déchets et sur les activités illégales connexes furent constituées en application des lois no 97 du 10 avril 1997, no 399 du 31 octobre 2001 et no 271 du 20 octobre 2006.

58.  Dans son rapport sur la Campanie établi le 13 juin 2007, la troisième commission releva notamment que « la situation du cycle des déchets présent[ait] les signes d’une dangereuse régression ayant conduit à la désagrégation de la capacité opérationnelle du service et entraîné des risques sérieux pour la santé de la population ».

59.  Dans son deuxième rapport, établi le 19 décembre 2007, elle émit notamment les observations suivantes : « une bonne partie du territoire demeure souillée par des amas de déchets laissés à l’abandon, les collectivités locales sont de moins en moins disposées à ouvrir de nouveaux sites destinés à la décharge ou à l’installation de structures de service et la confiance dans la capacité des institutions centrales à engager des programmes d’assainissement et de développement des territoires les plus atteints par la dégradation de l’environnement est devenue pratiquement nulle. (…) à cela s’ajoute fatalement l’enracinement quasi-immuable de la criminalité organisée dans le circuit des déchets qui s’oppose au caractère largement inefficace du dispositif administratif de contrôle ». Elle fit état de son « jugement strictement négatif sur le bureau du commissaire délégué, dont l’inefficacité structurelle s’est révélée tellement manifeste au cours de ces dernières années que sa capacité à remplir ses fonctions en est irréversiblement atteinte ». Elle indiqua avoir « le sentiment que la crise a laissé place au drame ».

H.  Les études scientifiques

60.  Selon une étude publiée en septembre 2004 par la revue The Lancet Oncology, le taux de mortalité par cancer dans le ressort de l’unité sanitaire locale no 4 (« l’ASL no 4 ») de Naples a constamment augmenté au cours des années 1970-1974 et 1995-2000.

61.  Par ailleurs, il ressortirait du registre des tumeurs tenu par l’ASL no 4 que, en février 2002, le taux de mortalité par cancer colorectal, cancer du foie, leucémie et lymphome était plus élevé dans l’arrondissement no 73 – comprenant les villes de Nola, Marigliano et Acerra (limitrophe à la commune de Somma Vesuviana) – que dans le reste du territoire de son ressort. Le taux de cancers du foie, de leucémie et de lymphome était très élevé par rapport à celui observé dans le reste de l’Italie. Ces données démontreraient que la pollution provoquée par le traitement non approprié des déchets et l’existence de décharges illégales présente un lien de causalité avec le taux élevé de mortalité par cancer dans la région.

62.  A une date non précisée mais ultérieure à la publication de l’étude, le service de la protection civile demanda à l’Organisation mondiale de la santé (OMS) d’effectuer une étude de l’impact sanitaire des déchets dans les provinces de Naples et de Caserte. Les résultats de la première phase des recherches (Studio Pilota), réalisées en coopération avec l’Institut supérieur de la santé italien (ISS), le Conseil supérieur de la recherche italien (CNR), l’Agence régionale pour la protection environnementale (ARPA) de Campanie et l’Observatoire épidémiologique régional (OER), furent présentés publiquement à Naples en 2005. Ils révélaient que le risque de mortalité associé aux tumeurs de l’estomac, du foie, des canaux biliaires, de la trachée, des bronches, des poumons, de la plèvre et de la vessie, ainsi que le risque de malformations cardiovasculaires, uro-génitales et des membres étaient plus élevés dans une zone à cheval sur les provinces de Naples et de Caserte que dans le reste de la Campanie. Les résultats de la deuxième phase de cette étude (Studio di correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite) furent publiés en 2007 sur le site internet du service de la protection civile. Il en ressortait que la zone présentant les taux de mortalité par cancer et de malformations les plus élevés était celle qui était la plus atteinte par l’élimination illégale de déchets dangereux et la combustion incontrôlée de déchets solides urbains. Cette corrélation donnerait à penser que l’exposition au traitement des déchets a une incidence sur le risque de mortalité observé en Campanie, bien que la prévalence de certaines infections et virus ainsi que la diffusion du tabagisme dans la région puissent aussi avoir une influence sur le taux de mortalité.

63.  Début 2008, à la demande du commissaire délégué en exercice, le ministère de la Santé, l’ISS et les autorités sanitaires de Campanie réalisèrent une étude intitulée « Santé et déchets en Campanie », dont les résultats furent présentés lors d’un congrès tenu à Naples le 24 avril 2008. D’après cette étude, les données épidémiologiques collectées en Campanie ne permettaient pas d’établir un rapport de causalité entre l’exposition de la population aux déchets solides urbains et la prévalence de maladies. Il en ressortait en particulier que le taux élevé de la mortalité associée aux maladies cardiovasculaires et aux tumeurs du poumon et du foie observé en Campanie s’expliquait par le surpeuplement et la pauvreté de la région, par la diffusion du tabagisme, par de mauvaises habitudes alimentaires et par une endémie d’hépatites virales. Toutefois, l’étude n’excluait pas que des groupes limités de personnes se trouvant dans des situations particulières aient pu être exposés à des substances chimiques provenant de déchets toxiques éliminés de manière inappropriée ou illégale.

64.  Une étude publiée en 2008 dans les annales de l’ISS releva un taux élevé de mortalité par cancer du poumon, du foie, de l’estomac, des reins et de la vessie, et de malformations congénitales générales, des membres, du système cardiovasculaire et de l’appareil uro-génital dans la partie septentrionale de la province Naples et la partie méridionale de la province de Caserte, zones de grande concentration de sites illégaux d’élimination de déchets toxiques.

II.  LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES ET INTERNATIONAUX PERTINENTS

A.  Le cadre législatif italien relatif au traitement des déchets

65.  Le décret-loi no 22 du 5 février 1997 (« le décret Ronchi ») [(transposant les directives CEE/91/156, 91/689/CEE et 94/162/CE relatives respectivement aux déchets, aux déchets dangereux, aux emballages et aux déchets d’emballages)] qualifia la gestion de déchets d’activité d’utilité publique ayant pour but d’assurer une protection élevée de l’environnement et des contrôles effectifs. Aux termes de ce texte, en vigueur de 1997 à 2006, les déchets devaient être valorisés ou éliminés sans mettre en danger la santé de l’homme et sans que soient utilisés des procédés ou des méthodes susceptibles de porter préjudice à l’environnement. La gestion des déchets devait se conformer aux principes de responsabilisation et de coopération de tous les acteurs impliqués dans la production, la distribution, l’utilisation et la consommation des biens dont les déchets proviennent, dans le respect des principes des ordres juridiques national et communautaire.

66.  Le décret Ronchi  fut abrogé par le décret-législatif no 152 du 3 avril 2006 intitulé « Normes en matière d’environnement » (« le décret-loi no152/06 »). L’article 260 de ce texte créa le délit d’« activités organisées en vue du trafic illicite de déchets », défini comme des activités organisées et continues de cession, de réception, de transport, d’exportation, d’importation ou de gestion illicite d’importantes quantités de déchets effectuée dans le but d’obtenir un profit injuste. Le responsable de telles activités est passible d’une peine d’emprisonnement d’un à six ans et astreint à l’obligation de remettre en état l’environnement. La suspension conditionnelle de la peine peut être subordonnée à l’élimination du dommage ou du danger pour l’environnement.

67.  L’article 300 du même décret-loi définit le dommage environnemental (danno ambientale) comme « toute détérioration, significative et mesurable, directe ou indirecte, d’une ressource naturelle ou de l’usage que l’on en fait ». Toute action ou omission contraire à une loi, à un règlement, à une décision administrative qui provoque un dommage à l’environnement en l’altérant, en le détériorant ou en le détruisant en tout ou partie oblige son auteur à la remise en état ou, à défaut, à verser une indemnisation à l’Etat. Le ministère de l’Environnement est compétent pour agir en vue d’obtenir l’indemnisation en question, notamment en se constituant partie civile à un procès pénal (article 311). Les personnes touchées ou pouvant l’être par le dommage environnemental peuvent s’en plaindre auprès du ministère de l’Environnement et demander l’intervention des autorités publiques.

B.  Le droit et la pratique internes pertinents en matière d’indemnisation des personnes du fait de la mauvaise gestion du service de traitement des déchets

68.  L’article 4 du décret-loi no 90 du 24 mai 2008 attribue au juge administratif compétence pour trancher tout différend concernant l’ensemble des activités de gestion des déchets, y compris dans les cas où celles-ci sont du ressort de l’administration publique ou d’organismes assimilés. La compétence du juge administratif s’étend aux différends portant sur des droits protégés par la Constitution.

69.  Statuant dans le cadre d’une procédure en dommages-intérêts introduite le 5 mai 2008 – avant l’entrée en vigueur de l’article 4 du décret-loi no 90/08 – par un groupe de résidents contre la commune de Naples et la société chargée du service de collecte des déchets, le tribunal civil de Naples releva que seul le juge administratif pouvait se prononcer en la matière et adopter aussi toute mesure provisoire et urgente au sens de l’article 21 de la loi no 1034 du 6 décembre 1971 (instituant les tribunaux administratifs régionaux).

70.  Par deux arrêts déposés le 21 mai et le 23 novembre 2009, la Cour de cassation plénière jugea que le juge administratif était compétent pour statuer sur les actions indemnitaires exercées par les résidents d’une commune contre les autorités chargées du service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets.

C.  Les sources de droit de l’Union européenne

71.  L’article 4 de la directive 75/442/CEE du Conseil de l’Union européenne, du 15 juillet 1975, relative aux déchets, telle que modifiée par la directive 91/156/CEE du Conseil du 18 mars 1991, se lit comme suit :

« Les États membres prennent les mesures nécessaires pour assurer que les déchets seront valorisés ou éliminés sans mettre en danger la santé de l’homme et sans que soient utilisés des procédés ou méthodes susceptibles de porter préjudice à l’environnement, et notamment:

— sans créer de risque pour l’eau, l’air ou le sol, ni pour la faune et la flore,

— sans provoquer d’incommodités par le bruit ou les odeurs,

— sans porter atteinte aux paysages et aux sites présentant un intérêt particulier.

Les États membres prennent, en outre, les mesures nécessaires pour interdire l’abandon, le rejet et l’élimination incontrôlée des déchets. »

72.  La disposition pertinente de l’article 2 de la directive 91/689/CEE du Conseil relative aux déchets dangereux, du 12 décembre 1991, est ainsi libellée :

«1. Les États membres prennent les mesures nécessaires pour exiger que, sur chaque site de déversement (décharge) de déchets dangereux, ces déchets soient inventoriés et identifiés.

(…) »

73.  La directive 1999/31/CE du Conseil concernant la mise en décharge des déchets, du 26 avril 1999, comporte les dispositions suivantes :

Article 14 – Décharges existantes

« Les États membres prennent des mesures afin que les décharges autorisées ou déjà en exploitation au moment de la transposition de la présente directive ne puissent continuer à fonctionner que si (…)

a) Dans un délai d’un an à compter de la date fixée à l’article 18, paragraphe 1, [soit au plus tard le 16 juillet 2002], l’exploitant d’une décharge prépare et présente, pour approbation, à l’autorité compétente un plan d’aménagement du site comprenant les éléments énumérés à l’article 8 ainsi que toute mesure corrective qu’il estime nécessaire pour se conformer aux exigences de la présente directive (…).

b) A la suite de la présentation du plan d’aménagement, l’autorité compétente prend une décision définitive quant à la poursuite de l’exploitation sur la base dudit plan d’aménagement et de la présente directive. Les États membres prennent les mesures nécessaires pour qu’il soit procédé, dans les meilleurs délais (…), à la désaffectation des sites qui n’ont pas obtenu (…) l’autorisation de poursuivre leurs opérations.

c) Sur la base du plan d’aménagement du site approuvé, l’autorité compétente autorise les travaux nécessaires et fixe une période transitoire pour l’exécution du plan. (…) »

Article 18 – Transposition

« Les États membres mettent en vigueur les dispositions législatives, réglementaires et administratives nécessaires pour se conformer à la présente directive au plus tard dans les deux ans à compter de son entrée en vigueur [soit le 16 juillet 2001] et en informent immédiatement la Commission.

(…) »

74.  La directive 2006/12/CE du Parlement européen et du Conseil du 5 avril 2006 relative aux déchets se lit ainsi dans ses dispositions pertinentes :

Article 4

« 1.  Les États membres prennent les mesures nécessaires pour assurer que les déchets seront valorisés ou éliminés sans mettre en danger la santé de l’homme et sans que soient utilisés des procédés ou méthodes susceptibles de porter préjudice à l’environnement, et notamment :

a)  sans créer de risque pour l’eau, l’air ou le sol, ni pour la faune et la flore ;

b)  sans provoquer d’incommodités par le bruit ou les odeurs ;

c)  sans porter atteinte aux paysages et aux sites présentant un intérêt particulier.

2.  Les États membres prennent les mesures nécessaires pour interdire l’abandon, le rejet et l’élimination incontrôlée des déchets. »

Article 5

« 1.  Les États membres prennent les mesures appropriées, en coopération avec d’autres États membres lorsque cela s’avère nécessaire ou opportun, en vue de l’établissement d’un réseau intégré et adéquat d’installations d’élimination, en tenant compte des meilleures technologies disponibles qui n’entraînent pas de coûts excessifs. Ce réseau doit permettre à la Communauté dans son ensemble d’assurer elle-même l’élimination de ses déchets et aux États membres de tendre individuellement vers ce but, en tenant compte des conditions géographiques ou du besoin d’installations spécialisées pour certains types de déchets.

2.  Le réseau visé au paragraphe 1 doit permettre l’élimination des déchets dans l’une des installations appropriées les plus proches, grâce à l’utilisation des méthodes et technologies les plus appropriées pour garantir un niveau élevé de protection de l’environnement et de la santé publique. »

75.  En vertu du principe de précaution, inscrit à l’article 174 du Traité instituant la Communauté européenne, l’absence de certitude en l’état des connaissances scientifiques et techniques du moment ne saurait justifier que l’Etat retarde l’adoption de mesures effectives et proportionnées visant à prévenir un risque de dommages graves et irréversibles à l’environnement. La jurisprudence communautaire a fait application de ce principe principalement dans des affaires portant sur la santé, alors que le traité n’énonce le principe qu’en ce qui concerne la politique de la Communauté dans le domaine de l’environnement. Selon la jurisprudence de la Cour de justice des Communautés européennes (« CJCE »), lorsque « des incertitudes subsistent quant à l’existence ou à la portée des risques pour la santé des personnes, les institutions peuvent prendre des mesures sans avoir à attendre que la réalité et la gravité de ces risques soient pleinement démontrées » (CJCE, 5 mai 1998, Royaume Uni/Commission, Aff C-180/96, Rec. I-2265 et CJCE, 5 mai 1998, National Farmer’s Union, C-157/96, Rec. I-2211).

D.  Les sources de droit international

76.  La Convention internationale du 25 juin 1998 (Aarhus, Danemark) sur l’accès à l’information, la participation du public au processus décisionnel et l’accès à la justice en matière d’environnement, ratifiée par l’Italie par la loi no108 du 16 mars 2001, se lit ainsi dans sa partie pertinente :

Article 5 – Rassemblement et diffusion d’informations sur l’environnement

« 1. Chaque Partie fait en sorte :

a) Que les autorités publiques possèdent et tiennent à jour les informations sur l’environnement qui sont utiles à l’exercice de leurs fonctions;

b) Que des mécanismes obligatoires soient mis en place pour que les autorités publiques soient dûment informées des activités proposées ou en cours qui risquent d’avoir des incidences importantes sur l’environnement;

c) Qu’en cas de menace imminente pour la santé ou l’environnement, qu’elle soit imputable à des activités humaines ou qu’elle soit due à des causes naturelles, toutes les informations susceptibles de permettre au public de prendre des mesures pour prévenir ou limiter d’éventuels dommages qui sont en la possession d’une autorité publique soient diffusées immédiatement et sans retard aux personnes qui risquent d’être touchées.

2. Chaque Partie veille à ce que, dans le cadre de la législation nationale, les autorités publiques mettent les informations sur l’environnement à la disposition du public de façon transparente et à ce que ces informations soient réellement accessibles, notamment :

a) En fournissant au public des renseignements suffisants sur le type et la teneur des informations sur l’environnement détenues par les autorités publiques compétentes, sur les principales conditions auxquelles ces informations sont mises à sa disposition et lui sont accessibles et sur la procédure à suivre pour les obtenir ;

(…)

3. Chaque Partie veille à ce que les informations sur l’environnement deviennent progressivement disponibles dans des bases de données électroniques auxquelles le public peut avoir facilement accès par le biais des réseaux de télécommunications publics.(…)

4. Chaque Partie publie et diffuse à des intervalles réguliers ne dépassant pas trois ou quatre ans un rapport national sur l’état de l’environnement, y compris des informations sur la qualité de l’environnement et des informations sur les contraintes qui s’exercent sur l’environnement.

(…)

9. Chaque Partie prend des mesures pour mettre en place progressivement, compte tenu, le cas échéant, des processus internationaux, un système cohérent de portée nationale consistant à inventorier ou enregistrer les données relatives à la pollution dans une base de données informatisée structurée et accessible au public, ces données étant recueillies au moyen de formules de déclaration normalisées. Ce système pourra prendre en compte les apports, les rejets et les transferts dans les différents milieux et sur les lieux de traitement et d’élimination sur le site et hors du site d’une série donnée de substances et de produits découlant d’une série donnée d’activités, y compris de l’eau, de l’énergie et des ressources utilisées aux fins de ces activités.»

77.  L’article 23 des Articles de la Commission de droit international des Nations Unies sur la responsabilité de l’État pour fait internationalement illicite est ainsi libellé :

« 1. L’illicéité du fait d’un État non conforme à une obligation internationale de cet État est exclue si ce fait est dû à la force majeure, consistant en la survenance d’une force irrésistible ou d’un événement extérieur imprévu qui échappe au contrôle de l’État et fait qu’il est matériellement impossible, étant donné les circonstances, d’exécuter l’obligation.

   2. Le paragraphe 1 ne s’applique pas :

      a) Si la situation de force majeure est due, soit uniquement soit en conjonction avec d’autres facteurs, au comportement de l’État qui l’invoque ; ou

      b) Si l’État assumé le risque que survienne une telle situation. »

EN DROIT

I.  SUR LES EXCEPTIONS PRÉLIMINAIRES DU GOUVERNEMENT

A.  Sur la qualité de « victimes » des requérants

78.  Le Gouvernement excipe d’abord du défaut de qualité de « victimes » des requérants, avançant qu’ils n’ont subi aucune atteinte à leurs droits au respect de la vie privée et familiale et du domicile, ni à leurs droits à la santé et à la vie. A la différence des requérants dans les affaires López Ostra c. Espagne (9 décembre 1994, série A no 303‑C) et Guerra et autres c. Italie (19 février 1998, Recueil des arrêts et décisions 1998‑I), qui habitaient près d’usines polluantes, les requérants dans la présente affaire n’ont pas démontré qu’ils vivaient ou travaillaient à proximité de décharges ou de rues où l’abandon de déchets pourrait avoir causé un préjudice sérieux à leur santé ou à leur bien-être psychologique. La ville de Somma Vesuviana, dans laquelle les intéressés habitent ou travaillent, n’aurait même pas été touchée par la « crise des déchets ». Les requérants se plaindraient en réalité de la politique législative et administrative en matière de gestion de déchets, introduisant ainsi devant la Cour une actio popularis non admise dans le système de la Convention.

79.  Les requérants affirment que Somma Vesuviana a été l’une des communes les plus gravement frappées par la « crise des déchets ». Cela ressortirait d’un article paru le 4 mai 2008 dans le quotidien Corriere della Sera faisant état d’un incendie de plusieurs tonnes de déchets déclenché par les habitants de cette commune, ainsi que la mention de la « crise des déchets » à l’ordre du jour de deux réunions du conseil municipal de la ville. En outre, Somma Vesuviana se trouverait près de la commune de Marigliano, qui, selon une étude scientifique de 2004 (voir paragraphe 60 ci-dessus), ferait partie d’une zone à haute concentration de tumeurs qui seraient liées à la présence de déchets.

80.  La Cour rappelle que le mécanisme de contrôle de la Convention ne saurait admettre l’actio popularis (Perez c. France [GC], n47287/99, § 70, CEDH 2004-I ; Ada Rossi et autres c. Italie (déc.), no 55185/08, 55483/08, 55516/08, 55519/08, 56010/08, 56278/08, 58420/08 et 58424/08, CEDH 2008–…). Par ailleurs, ni l’article 8 ni aucune autre disposition de la Convention ne garantit spécifiquement une protection générale de l’environnement en tant que tel (Kyrtatos c. Grèce, no 41666/98, § 52, CEDH 2003‑VI (extraits)). Selon la jurisprudence de la Cour, l’élément crucial qui permet de déterminer si, dans les circonstances d’une affaire, des atteintes à l’environnement ont emporté violation de l’un des droits garantis par le paragraphe 1 de l’article 8 est l’existence d’un effet néfaste sur la sphère privée ou familiale d’une personne, et non simplement la dégradation générale de l’environnement (Kyrtatos, précité, § 52 ; Fadeïeva c. Russie, no 55723/00, § 68, ECHR 2005‑IV).

81.  La Cour note que les requérants dénoncent une situation affectant l’ensemble de la population de la Campanie, à savoir l’atteinte à l’environnement provoquée par le mauvais fonctionnement du système de collecte, de traitement et d’élimination des déchets mis en place par les autorités publiques. Toutefois, elle relève qu’il ressort des documents fournis par les parties que Somma Vesuviana a été frappée par la « crise des déchets ». En particulier, une note de la présidence du Conseil des ministres du 16 novembre 2009 signale que, en raison du blocage d’un centre de production de CDR, les déchets de Somma Vesuviana n’ont pas pu y être transportés et que « les rues […] ont été envahies par les déchets ». Les documents annexés aux observations du Gouvernement relatent que, de janvier 2008 à juillet 2009, 3 069 tonnes de déchets furent enlevées au cours de 94 opérations de ramassage auxquelles participa l’armée dans la commune de Somma Vesuviana et que, du 5 mai 2008 au 9 octobre 2009, les pompiers furent appelés pour éteindre trente-quatre incendies de déchets. Une note du service écologie et environnement de Somma Vesuviana indique que, « de novembre 2007 à février 2008, la crise était à son paroxysme » faute de moyens de transport suffisants pour déposer les déchets dans les décharges.

Dans ces conditions, la Cour estime que les dommages à l’environnement dénoncés par les requérants sont de nature à affecter directement leur propre bien-être (voir, a contrario, Kyrtatos, précité, § 53). Partant, il y a lieu de rejeter l’exception du Gouvernement.

B.  Sur le non-épuisement allégué des voies de recours internes

82.  Par ailleurs, le Gouvernement excipe du non-épuisement des voies de recours internes. Les requérants auraient pu exercer une action indemnitaire contre les organismes gérant le service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets pour leur demander réparation des préjudices découlant du mauvais fonctionnement dudit service, comme l’auraient fait d’autres habitants de la Campanie. Il ressortirait de la note du 16 novembre 2009 de la présidence du Conseil des ministres (voir paragraphe 81 ci-dessus) que, au 31 décembre 2008, 1 294 affaires portant sur les mêmes faits et griefs que ceux à l’origine de la présente requête avaient été introduites devant les juges de paix de Campanie contre plusieurs municipalités de la région, y compris celle de Somma Vesuviana, contre le commissaire délégué et contre la région. Certaines d’entre elles auraient abouti à la condamnation des communes et/ou du commissaire et au dédommagement des intéressés. Quatre habitants de Somma Vesuviana auraient assigné la commune, le commissaire et la société chargée de la collecte des déchets (MITA) devant le juge de paix de Sant’Anastasia. D’autres actions en dommages-intérêts auraient été introduites devant des juridictions administratives ou de droit commun hors de la région.

83.  En outre, les requérants auraient pu demander au ministère de l’Environnement d’introduire, devant les juridictions civiles ou pénales, une action en réparation du préjudice environnemental au sens de l’article 18 de la loi no 349/86 contre ces mêmes autorités et les administrateurs des sociétés concessionnaires du service. Enfin, il aurait été loisible aux intéressés de se constituer parties civiles dans les procédures pénales diligentées contre le personnel des entreprises adjudicataires du service de collecte des déchets en Campanie et contre les fonctionnaires du bureau du commissaire délégué (voir paragraphes 49 et 51 ci-dessus). Les requérants n’ayant exercé aucun des recours internes susmentionnés, ils auraient failli à l’obligation qui leur incombe en vertu de l’article 35 § 1 de la Convention.

84.  Pour leur part, les requérants estiment qu’ils ne disposaient d’aucune voie de recours utile et effective au sens des articles 35 et 13 de la Convention. Ils affirment que, bien que la « crise des déchets » perdure en Campanie depuis 1994, aucune décision judiciaire reconnaissant la responsabilité civile ou pénale des autorités publiques ou des entreprises adjudicataires du service n’a été rendue. Ils concèdent qu’une procédure pénale a été diligentée en 2003 par le parquet près le tribunal de Naples contre les responsables présumés, mais signalent qu’elle est toujours pendante. Ils en concluent que les recours prévus par le droit italien ne leur offraient aucune chance d’obtenir une décision judiciaire, ni, d’ailleurs, de solliciter une solution à la « crise des déchets ».

85.  La Cour rappelle que la règle de l’épuisement des voies de recours internes inscrite à l’article 35 § 1 de la Convention vise à ménager aux Etats contractants l’occasion de prévenir ou de redresser les violations alléguées contre eux avant que celles-ci ne lui soient soumises. Cette règle se fonde sur l’hypothèse, objet de l’article 13 de la Convention – et avec lequel elle présente d’étroites affinités – que l’ordre interne offre un recours effectif quant à la violation alléguée (Selmouni c. France [GC], no 25803/94, § 74, CEDH 1999‑V). De la sorte, elle constitue un aspect important du principe voulant que le mécanisme de sauvegarde instauré par la Convention revête un caractère subsidiaire par rapport aux systèmes nationaux de garantie des droits de l’homme (Aksoy c. Turquie, 18 décembre 1996, § 51, Recueil des arrêts et décisions 1996‑VI).

86.  En outre, en vertu de la règle de l’épuisement des voies de recours internes énoncée à l’article 35 § 1 de la Convention, un requérant doit se prévaloir des recours normalement disponibles et suffisants pour lui permettre d’obtenir réparation des violations qu’il allègue, étant entendu qu’il incombe au Gouvernement excipant du non-épuisement de convaincre la Cour que le recours invoqué était effectif et disponible tant en théorie qu’en pratique à l’époque des faits, c’est-à-dire qu’il était accessible et susceptible d’offrir au requérant le redressement de ses griefs et qu’il présentait des perspectives raisonnables de succès (voir, parmi d’autres, Akdivar et autres c. Turquie, 16 septembre 1996, Recueil des arrêts et décisions 1996‑IV, p. 1210, § 66, et Giacobbe et autres c. Italie, no 16041/02, § 63, 15 décembre 2005). De plus, selon les « principes de droit international généralement reconnus », certaines circonstances particulières peuvent dispenser le requérant de l’obligation d’épuiser les recours internes qui s’offrent à lui (Selmouni, précité, § 75).

87.  En ce qui concerne la possibilité pour les requérants d’exercer une action en dommages-intérêts devant les juridictions civiles, la Cour note, d’une part, qu’une telle démarche aurait théoriquement pu aboutir au dédommagement des intéressés mais non à l’enlèvement des déchets des voies et lieux publics. D’autre part, même à supposer qu’une réparation du préjudice constituât un redressement adéquat des violations alléguées de la Convention, la Cour estime que le Gouvernement n’a pas démontré que les requérants auraient eu des chances de succès en exerçant cette voie de recours. Le Gouvernement s’est borné à fournir copie des assignations introduites devant le juge de paix par certains résidents de la Campanie contre les responsables de la gestion des déchets, et à indiquer que des affaires étaient pendantes devant les juridictions civiles et administratives. Aucune décision d’une juridiction civile accordant un dédommagement aux habitants des zones concernées par l’accumulation des déchets sur la voie publique n’a été fournie par le Gouvernement. Par ailleurs, la Cour de cassation a confirmé, en 2009, la compétence des juridictions administratives pour connaître des demandes d’indemnisation en rapport avec la « crise des déchets » (voir paragraphe 70 ci-dessus). Toutefois, le Gouvernement n’a pas non plus produit de décision juridictionnelle administrative octroyant une indemnité.

88.  De même, le Gouvernement n’a cité aucune jurisprudence établissant que les résidents des zones touchées par la mauvaise gestion des déchets avaient qualité pour se constituer parties civiles dans le cadre de procédures pénales visant à sanctionner des délits contre l’administration publique et l’environnement.

89.  Enfin, pour ce qui est de la possibilité de demander au ministère de l’Environnement d’exercer une action en réparation du préjudice environnemental au sens de l’article 18 de la loi no 349/86, la Cour note d’emblée que la disposition évoquée par le Gouvernement a été abrogée par l’article 318 du décret-loi no 152/06 et remplacée par l’article 311 dudit décret. Cette dernière disposition énonce, comme jadis l’article 18 de la loi no 349/86, que seul le ministère de l’Environnement peut demander réparation du préjudice environnemental et que les particuliers ne peuvent que l’inviter à saisir les autorités judiciaires. Il s’ensuit que les recours prévus par ces dispositions n’auraient pas permis aux requérants de se prévaloir du préjudice découlant des dommages à l’environnement. En conséquence, ces recours ne sauraient passer pour des recours utiles au sens de l’article 35 § 1 de la Convention.

90.  Au vu de ce qui précède, la Cour estime qu’il y a lieu de rejeter l’exception du Gouvernement tirée du non-épuisement des voies de recours internes.

C.  Sur l’observation du délai de six mois

91.  Le Gouvernement soutient que, en vertu de l’article 35 § 1 de la Convention, seuls des faits survenus dans les six mois précédant la date d’introduction de la requête – en l’occurrence le 9 janvier 2008 – peuvent être déférés à la Cour et que cette disposition interdit à celle-ci tout examen de la situation antérieure.

92.  Les requérants n’ont pas pris position sur ce point.

93.  La Cour relève que les requérants ne se plaignent pas d’un acte instantané mais d’une situation de crise dans la gestion du service de collecte, de transport, de traitement et d’élimination des déchets en Campanie. Elle rappelle que, lorsque la violation alléguée constitue, comme en l’espèce, une situation continue, le délai de six mois ne commence à courir qu’à partir du moment où cette situation continue a pris fin (voir parmi d’autres, (Çınar c. Turquie, no 17864/91, décision de la Commission du 5 septembre 1994 ; (Ülke c. Turquie (déc.), no 39437/98, 1er juin 2004). Dès lors, elle estime qu’il y lieu de rejeter l’exception du Gouvernement.

II.  SUR LA VIOLATION ALLÉGUÉE DE L’ARTICLE 8 DE LA CONVENTION

94.  Invoquant les articles 2 et 8 de la Convention, les requérants avancent que, en s’abstenant d’adopter les mesures requises pour garantir le fonctionnement du service public de collecte des déchets et en appliquant une politique législative et administrative inadaptée, l’Etat a nui gravement à l’environnement de leur région et mis en danger leur vie et leur santé ainsi que celles de l’ensemble de la population locale. Les autorités publiques auraient, en outre, omis d’informer les intéressés des risques liés au fait d’habiter dans un territoire pollué.

95.  Le Gouvernement s’oppose à cette thèse.

96.  Maîtresse de la qualification juridique des faits de la cause (Guerra et autres, précité, § 44), la Cour estime, au vu de sa jurisprudence en la matière (López Ostra, précité, § 51, Guerra et autres, précité, § 57 ; Moreno Gómez c. Espagne, n4143/02, 16 novembre 2004; Hatton et autres c. Royaume-Uni [GC], n36022/97, § 96, CEDH 2003‑VIII), que les griefs des requérants doivent être examinés sous l’angle du droit au respect de la vie privée et du domicile garanti par l’article 8 de la Convention, dont les dispositions pertinentes sont ainsi libellées :

« 1.  Toute personne a droit au respect de sa vie privée (…), de son domicile (…).

2.  Il ne peut y avoir ingérence d’une autorité publique dans l’exercice de ce droit que pour autant que cette ingérence est prévue par la loi et qu’elle constitue une mesure qui, dans une société démocratique, est nécessaire à la sécurité nationale, à la sûreté publique, au bien-être économique du pays, à la défense de l’ordre et à la prévention des infractions pénales, à la protection de la santé ou de la morale, ou à la protection des droits et libertés d’autrui. »

A.  Sur la recevabilité

97.  La Cour constate que ce grief n’est pas manifestement mal fondé au sens de l’article 35 § 3 de la Convention et qu’il ne se heurte à aucun autre motif d’irrecevabilité. Il convient donc de le déclarer recevable.

B.  Sur le fond

1. Thèses des parties

a) Thèse du Gouvernement

98.  Le Gouvernement admet que « la gestion presque désastreuse du service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets produits dans certaines zones de la province de Naples » a entraîné l’accumulation de déchets dans les rues de certaines villes ainsi que la création de décharges illégales. Toutefois, il avance que la phase aiguë de la crise n’a duré que cinq mois environ, à savoir de fin 2007 à mai 2008, et que, en tout état de cause, Somma Vesuviana n’a pas été touchée.

99.  Il soutient en outre que les difficultés rencontrées en Campanie sont imputables à des causes relevant de la force majeure telles que la présence de la criminalité organisée dans la région, l’inexécution par les entreprises adjudicataires du service de collecte des déchets des obligations qui leur incombaient en vertu des contrats de concession, le manque d’entreprises disposées à assurer la continuité du service et l’opposition de la population à la création de décharges et de centres de production de CDR. Il précise en outre que les incendies de déchets dans les rues ont été déclenchés par les citoyens, raison pour laquelle l’Etat ne saurait en être tenu pour responsable.

100.  Il souligne que, en tout état de cause, les autorités italiennes ont satisfait à leur devoir de vigilance et pris des mesures adéquates pour réagir à la « crise ». D’une part, elles auraient diligenté des poursuites pénales à l’encontre des responsables de la mauvaise gestion de la situation. D’autre part, elles auraient adopté plusieurs mesures législatives, dont le décret-loi no 90/08 par lequel aurait été mis en place un système efficace ayant abouti au ramassage des déchets, à l’élimination des décharges illégales et à la reprise du fonctionnement des usines de traitement et d’élimination des déchets (voir paragraphe 68 ci-dessus).

101.  Par ailleurs, elles auraient réalisé plusieurs études sur les causes et les effets de la « crise des déchets » en Campanie et fourni à la population des informations qui lui auraient permis d’évaluer son degré d’exposition aux risques associés à la collecte, au traitement et à l’élimination des déchets. Les causes de la crise des déchets en Campanie auraient été analysées par trois commissions parlementaires, dont les conclusions figureraient dans des rapports publics. Le ministère de la Santé et le service de la protection civile auraient commandé diverses études d’impact de la crise sur l’environnement et la santé humaine (voir paragraphes 62-64 ci-dessus). Ces études auraient démontré que « la crise des déchets » n’avait pas eu d’impact significatif sur l’environnement – exceptée une augmentation sporadique des niveaux de pollution de l’eau non directement imputable à la présence de déchets – ni de conséquences négatives sur la santé humaine. Leurs résultats auraient été diffusés à l’occasion de séminaires et de conférences publics. Enfin, un centre de documentation sur la santé et la pollution environnementale provoquée par les déchets, géré par le Centre national pour la prévention et le contrôle des maladies (CCM) et la région de Campanie, serait en cours de création.

b) Thèse des requérants

102.  Les requérants soutiennent que les carences des autorités publiques dans la gestion de la crise ont causé des dommages à l’environnement et mis en danger leur santé.

103.  L’Etat défendeur aurait aussi failli à l’obligation de fournir des informations permettant aux intéressés d’évaluer leur degré d’exposition aux risques associés à la collecte et à l’élimination des déchets faute d’avoir diffusé auprès du public les résultats de l’étude commandée par le service de la protection civile (paragraphe 62 ci-dessus). Par ailleurs, l’étude de l’ISS, présentée à la préfecture de Naples en janvier 2009 (paragraphe 63 ci-dessus), aurait mis en évidence un lien entre le taux de tumeurs et la présence de décharges dans la zone comprenant les communes d’Acerra, de Nola et de Marigliano (limitrophe de Somma Vesuviana).

2. Appréciation de la Cour

a) Principes généraux

104.  La Cour rappelle que des atteintes graves à l’environnement peuvent affecter le bien-être des personnes et les priver de la jouissance de leur domicile de manière à nuire à leur vie privée et familiale (López Ostra, précité, § 51 ; Guerra et autres, précité, § 60).

105.  Par ailleurs, elle souligne que l’article 8 ne se borne pas à astreindre l’Etat à s’abstenir d’ingérences arbitraires : à cet engagement plutôt négatif peuvent s’ajouter des obligations positives inhérentes à un respect effectif de la vie privée. En tout état de cause, que l’on aborde la question sous l’angle de l’obligation positive de l’Etat d’adopter des mesures raisonnables et adéquates pour protéger les droits de l’individu en vertu du premier paragraphe de l’article 8 ou sous celui d’une ingérence d’une autorité publique, à justifier selon le second paragraphe, les principes applicables sont assez voisins (López Ostra, précité, § 51, et Guerra, précité, § 58).

106.  Les Etats ont avant tout l’obligation positive, en particulier dans le cas d’une activité dangereuse, de mettre en place une réglementation adaptée aux spécificités de ladite activité, notamment au niveau du risque qui pourrait en résulter. Cette obligation doit régir l’autorisation, la mise en fonctionnement, l’exploitation, la sécurité et le contrôle de l’activité en question, ainsi qu’imposer à toute personne concernée par celle-ci l’adoption de mesures d’ordre pratique propres à assurer la protection effective des citoyens dont la vie risque d’être exposée aux dangers inhérents au domaine en cause (voir, mutatis mutandis, Oneryildiz c. Turquie, [GC], no 48939/99, § 90, CEDH 2004-XII).

107.  En ce qui concerne les obligations procédurales découlant de l’article 8, la Cour rappelle qu’elle attache une importance particulière à l’accès du public à des informations permettant d’évaluer le danger auquel il est exposé (Guerra, précité, § 60 ; Taşkin et autres c. Turquie no 46117/99, § 119, CEDH 2004-X ; Giacomelli c. Italie, no 59909/00, § 83, CEDH 2006‑XII; Tătar c. Roumanie, no 67021/01, § 113, CEDH 2009‑… (extraits)). Elle rappelle de surcroît que l’article 5 § 1 c) de la Convention d’Aarhus, ratifiée par l’Italie, prévoit que chaque Partie fait en sorte « qu’en cas de menace imminente pour la santé ou l’environnement, imputable à des activités humaines ou due à des causes naturelles, toutes les informations susceptibles de permettre au public de prendre des mesures pour prévenir ou limiter d’éventuels dommages qui sont en la possession d’une autorité publique soient diffusées immédiatement et sans retard aux personnes qui risquent d’être touchées » (paragraphe 76 ci-dessus).

b) Application des principes précités au cas d’espèce

108.  La Cour rappelle d’emblée qu’elle vient de constater (paragraphe 80 ci-dessus) que la commune de Somma Vesuviana, où les requérants habitent ou travaillent, a été frappée par la « crise des déchets ». Elle relève que la Campanie a connu l’état d’urgence du 11 février 1994 au 31 décembre 2009 et que les requérants ont été contraints de vivre dans un environnement pollué par les déchets abandonnés sur la voie publique au moins à compter de la fin de l’année 2007 jusqu’au mois de mai 2008. La Cour estime que cette situation a pu conduire à une détérioration de la qualité de vie des intéressés et, en particulier, nuire à leur droit au respect de la vie privée et du domicile. Dès lors, l’article 8 trouve à s’appliquer en l’espèce. Par ailleurs, la Cour note que les requérants n’ont pas allégué être affectés par des pathologies liées à l’exposition aux déchets et que les études scientifiques fournies par les parties parviennent à des conclusions opposées quant à l’existence d’un lien de causalité entre l’exposition aux déchets et l’augmentation du risque de développement de pathologies telles que des cancers ou des malformations congénitales. Dans ces conditions, bien que la Cour de justice de l’Union européenne, appelée à se prononcer sur la question de l’élimination des déchets en Campanie, ait estimé que l’accumulation de quantités importantes de déchets sur la voie publique et des aires de stockage temporaires était susceptible d’exposer à un danger la santé de la population résidente (voir l’arrêt C-297/08, précité, paragraphes 55 et 56 ci-dessus), la Cour ne saurait conclure que la vie et la santé des requérants ont été menacées. Cela étant, l’article 8 peut être invoqué même en l’absence de la preuve d’un grave danger pour la santé des intéressés (voir López Ostra, précité, § 51).

109.  La Cour considère que la présente affaire porte non sur une ingérence directe dans l’exercice du droit au respect de la vie privée et du domicile des requérants qui se serait matérialisée par un acte des autorités publiques, mais sur le manquement allégué de celles-ci à prendre des mesures adéquates pour assurer le fonctionnement régulier du service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets dans la commune de Somma Vesuviana. Elle estime donc approprié de se placer sur le terrain des obligations positives découlant de l’article 8 de la Convention (voir Guerra, précité, § 58).

110.  La collecte, le traitement et l’élimination des déchets constituent, à n’en pas douter, des activités dangereuses (voir, mutatis mutandis, Oneryildiz, précité, § 71). Dès lors, il pesait sur l’Etat l’obligation positive d’adopter des mesures raisonnables et adéquates capables de protéger les droits des intéressés au respect de leur vie privée et de leur domicile et, plus généralement, à la jouissance d’un environnement sain et protégé (voir Tătar, précité, § 107). La Cour rappelle, par ailleurs, la marge d’appréciation dont jouissent les Etats dans le choix des mesures concrètes à adopter pour s’acquitter des obligations positives découlant de l’article 8 de la Convention (voir Fadeïeva, précité, § 96).

En l’espèce,  de 2000 à 2008, le service de traitement et d’élimination des déchets a été confié à des sociétés de droit privé, alors que le service de collecte des déchets dans la commune de Somma Vesuviana a été assuré par plusieurs sociétés à capital public. La circonstance que les autorités italiennes aient confié à des organismes tiers la gestion d’un service public ne saurait cependant les dispenser des obligations de vigilance leur incombant en vertu de l’article 8 de la Convention (voir López Ostra, précité, §§ 44-58).

111.  La Cour relève que l’Etat italien a adopté, à partir de mai 2008,  plusieurs mesures et pris des initiatives pour surmonter les difficultés rencontrées en Campanie et que l’état d’urgence, déclaré en Campanie le 11 février 1994, a été levé le 31 décembre 2009. Le gouvernement défendeur a, certes, admis l’existence d’un état de crise, mais il l’a qualifié de situation de force majeure. A ce propos, la Cour se borne à rappeler qu’aux termes de l’article 23 des Articles de la Commission de droit international des Nations Unies, sur la responsabilité de l’État pour fait internationalement illicite, la « force majeure » consiste en « (…) une force irrésistible ou (…) un événement extérieur imprévu qui échappe au contrôle de l’Etat et fait qu’il est matériellement impossible, étant donné les circonstances, d’exécuter [une] obligation [internationale] » (paragraphe 77 ci-dessus). Eu égard aussi aux conclusions de la Cour de justice de l’Union européenne dans l’affaire C-297/08 précitée, la Cour estime que les circonstances invoquées par l’Etat italien ne sauraient relever de la force majeure.

112.  Selon la Cour, même si on considère, comme l’affirme le gouvernement, que la phase aiguë de la crise n’a duré que cinq mois – de fin 2007 à mai 2008 – et malgré la marge d’appréciation reconnue à l’Etat défendeur, force est de constater  que l’incapacité prolongée des autorités italiennes à assurer le fonctionnement régulier du service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets a porté atteinte au droit des requérants au respect de leur vie privée et de leur domicile, en violation de l’article 8 de la Convention sous son volet matériel.

113.   En revanche, en ce qui concerne le volet procédural de l’article 8 et le grief tiré du manque allégué de diffusion d’informations propres à permettre aux requérants d’évaluer le risque auquel ils étaient exposés, la Cour souligne que les études commandées par le service de la protection civile ont été rendues publiques en 2005 et 2008. Dès lors, elle estime que les autorités italiennes se sont acquittées de l’obligation d’informer les personnes concernées, y compris les requérants, quant aux risques potentiels auxquels elles s’exposaient en continuant à résider en Campanie. Partant, il n’y a pas eu violation de l’article 8 de la Convention à cet égard.

III.  SUR LES VIOLATIONS ALLÉGUÉES DES ARTICLES 6 ET 13 DE LA CONVENTION

114.  Invoquant les articles 6 et 13 de la Convention, les requérants allèguent que les autorités italiennes n’ont pris aucune initiative visant à sauvegarder les droits des justiciables et reprochent à la justice d’avoir considérablement tardé à poursuivre pénalement les responsables de la « gestion » des déchets.

115.  En ce qui concerne le grief portant sur l’ouverture de poursuites pénales, la Cour rappelle que ni les articles 6 et 13 ni aucune autre disposition de la Convention ne garantissent à un requérant le droit de faire poursuivre et condamner des tiers ou le droit à la « vengeance privée » (voir Perez, précité, § 70 ; Oneryildiz, précité, § 147). Dès lors, la Cour estime qu’il y lieu de déclarer cette partie du grief irrecevable pour incompatibilité ratione materiae avec les dispositions de la Convention, au sens des articles 35 §§ 3 b) et 4.

116.  En revanche, pour autant que le grief des requérants porte sur l’absence, dans l’ordre juridique italien, de voies de recours effectives qui leur auraient permis d’obtenir réparation de leur préjudice, la Cour considère qu’il relève de l’article 13 de la Convention, qu’il est étroitement lié aux griefs examinés aux paragraphes 93-111 ci-dessus et qu’il doit donc être déclaré recevable.

117.  La Cour rappelle que l’article 13 de la Convention garantit l’existence en droit interne d’un recours permettant à l’autorité nationale compétente de connaître du contenu d’un « grief défendable » fondé sur la Convention (Z. et autres c. Royaume-Uni [GC], no 29392/95, § 108, CEDH 2001‑V). L’objet de cet article est de fournir un moyen au travers duquel les justiciables puissent obtenir, au niveau national, le redressement des violations de leurs droits garantis par la Convention, avant d’avoir à mettre en œuvre le mécanisme international de plainte devant la Cour (Kudła c. Pologne [GC], no 30210/96, § 152, CEDH 2000‑XI).

118.  Eu égard aux conclusions auxquelles elle est parvenue quant à l’existence de voies de recours utiles et effectives permettant de soulever, devant les autorités nationales, des griefs ayant trait aux conséquences préjudiciables pour les requérants de la mauvaise gestion du service de collecte, de traitement et d’élimination des déchets (paragraphes 84-89 ci-dessus), la Cour estime qu’il y lieu de conclure à la violation de l’article 13 de la Convention en l’espèce.

IV.  SUR L’APPLICATION DE L’ARTICLE 41 DE LA CONVENTION

119.  Aux termes de l’article 41 de la Convention,

« Si la Cour déclare qu’il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d’effacer qu’imparfaitement les conséquences de cette violation, la Cour accorde à la partie lésée, s’il y a lieu, une satisfaction équitable. »

A.  Dommage

120.  Les requérants réclament chacun 15 000 euros (EUR) au titre du préjudice moral qu’ils auraient subi.

121.  Le Gouvernement s’oppose à ces prétentions, soutenant que la demande ne concerne que Me  Errico di Lorenzo, avocat agissant devant la Cour en son nom personnel.

122.  La Cour relève que Me di Lorenzo a demandé réparation de son préjudice moral allégué non seulement pour lui-même mais aussi pour « chaque appelant », raison pour laquelle elle considère que la demande d’indemnisation s’étend à tous les requérants. Dans les circonstances de l’espèce, la Cour estime toutefois que le constat de violations de la Convention auquel elle est parvenue constitue une réparation suffisante pour dommage moral.

B.  Frais et dépens

123.  Notes d’honoraires à l’appui, les requérants demandent 23 263,72 EUR pour les frais et dépens engagés devant la Cour.

124.  Le Gouvernement conteste cette prétention.

125.  Selon la jurisprudence de la Cour, un requérant ne peut obtenir le remboursement de ses frais et dépens que dans la mesure où se trouvent établis leur réalité, leur nécessité et le caractère raisonnable de leur taux (Iatridis c. Grèce (satisfaction équitable) [GC], no 31107/96, § 54, CEDH 2000-XI). En outre, les frais de justice ne sont recouvrables que dans la mesure où ils se rapportent à la violation constatée (Beyeler c. Italie (satisfaction équitable) [GC], no 33202/96, § 27, 28 mai 2002 ; Sahin c. Allemagne [GC], no 30943/96, § 105, CEDH 2003-VIII. En l’espèce, et compte tenu des documents en sa possession et de sa jurisprudence, la Cour estime raisonnable d’allouer à Me  Errico di Lorenzo la somme de 2 500 EUR au titre des frais et dépens exposés pour les besoins de la procédure suivie devant elle.

C.  Intérêts moratoires

126.  La Cour juge approprié de calquer le taux des intérêts moratoires sur le taux d’intérêt de la facilité de prêt marginal de la Banque centrale européenne majoré de trois points de pourcentage.

PAR CES MOTIFS, LA COUR,

 

1.  Déclare, à la majorité, la requête recevable quant aux griefs tirés des articles 8 et 13 de la Convention et, à l’unanimité, irrecevable pour le surplus ;

 

2.  Dit, par six voix contre une, qu’il y a eu violation de l’article 8 de la Convention en son volet matériel ;

 

3.  Dit, à l’unanimité, qu’il n’y a pas eu violation de l’article 8 de la Convention en son volet procédural ;

 

4.  Dit, par six voix contre une, qu’il y a eu violation de l’article 13 de la Convention ;

 

5.  Dit, par six voix contre une,

a)  que l’Etat défendeur doit verser, dans les trois mois à compter du jour où l’arrêt sera devenu définitif conformément à l’article 44 § 2 de la Convention, 2 500 EUR (deux mille cinq cents euros) à Me Errico di Lorenzo pour frais et dépens ;

b)  qu’à compter de l’expiration dudit délai et jusqu’au versement, ce montant sera à majorer d’un intérêt simple à un taux égal à celui de la facilité de prêt marginal de la Banque centrale européenne applicable pendant cette période, augmenté de trois points de pourcentage ;

 

6.  Rejette, à l’unanimité, la demande de satisfaction équitable pour le surplus.

 

 

 

 

Fait en français, puis communiqué par écrit le  10 janvier 2012, en application de l’article 77 §§ 2 et 3 du règlement.

 

       Stanley Naismith                                                          Françoise Tulkens
              Greffier                                                                       Présidente

Au présent arrêt se trouve joint, conformément aux articles 45 § 2 de la Convention et 74 § 2 du règlement, l’exposé de l’opinion séparée dissidente du juge Sajó.

F.T.
S.H.N.



ANNEXE

Liste des requérants

 

 

Nom

Prénom

Année de naissance

Lieu de résidence

1.

Di Sarno

Francesco

1954

Sant’Anastasia (NA)

2.

Di Lorenzo

Errico

1974

Somma Vesuviana (NA)

3.

Raiola

Luigi

1974

Somma Vesuviana (NA)

4.

De Falco

Lucio

1939

Somma Vesuviana (NA)

5.

Esposito

Marianna

1978

Somma Vesuviana (NA)

6.

Buonuomo

Armando

1948

Somma Vesuviana (NA)

7.

Di Lorenzo

Domenico

1977

Somma Vesuviana (NA)

8.

Di Lorenzo

Giuseppina

1974

Somma Vesuviana (NA)

9.

Izzo

Ulderico

1940

Somma Vesuviana (NA)

10.

Vesce

Anna

1942

Somma Vesuviana (NA)

11.

Rippa

Mariano

1944

Somma Vesuviana (NA)

12.

Di Lorenzo

Mariano

1944

Somma Vesuviana (NA)

13.

Rippa

Giuseppe

1947

Somma Vesuviana (NA)

14.

Aliperta

Maria

1946

Somma Vesuviana (NA)

15.

Coppola

Angelo

1967

Palma Campania (NA)

16.

Raiola

Gaetano

1950

S. Giorgio a Cremano (NA)

17.

Galise

Armando

1976

Acerra (NA)

18.

Raiola

Giovanna

1980

Acerra (NA)


 


OPINION DISSIDENTE DU JUGE SAJÓ

(Traduction)

Bien que je partage les préoccupations exprimées par mes collègues sur le fond, je regrette de devoir me dissocier d’eux en l’espèce car j’estime que la requête est irrecevable.

La Cour, dans son arrêt, rejette l’exception du Gouvernement tirée du non-épuisement des voies de recours internes. Elle dit qu’il incombe au Gouvernement excipant du non-épuisement de convaincre la Cour que le recours invoqué était effectif et disponible tant en théorie qu’en pratique à l’époque des faits, c’est-à-dire qu’il était accessible et susceptible d’offrir au requérant le redressement de ses griefs et qu’il présentait des perspectives raisonnables de succès. Selon la Cour, « aucune décision d’une juridiction civile accordant un dédommagement aux habitants des zones concernées par l’accumulation des déchets sur la voie publique n’a été fournie par le Gouvernement. » (paragraphe 87 de l’arrêt). Il n’a jamais été conclu que le régime de la responsabilité civile en Italie était lacunaire en tant que tel ; dans les circonstances de l’espèce, il était tout simplement impossible de démontrer l’existence d’un recours, étant donné que les requérants n’ont pas attendu l’issue de leur recours civil (apparemment certains des requérants et d’autres personnes dans des situations analogues ont engagé une telle action devant les juridictions internes). Il est impossible de prouver l’existence d’un recours dans le cas d’espèce si on ne laisse pas à la justice le temps de connaître de l’affaire. Les événements en cause se sont déroulés au moins à compter de la fin de l’année 2007 et jusqu’au mois de mai 2008 (paragraphe 108 de l’arrêt). La requête a été introduite le 9 janvier 2008 et le Gouvernement a soumis ses observations le 23 octobre 2009. Je ne vois pas comment l’ordre judiciaire italien aurait pu produire entre mai 2008 et le 23 octobre 2009 (voire la date de nos délibérations) un jugement définitif, qui aurait démontré le caractère effectif ou non du recours.

En outre, je ne suis pas convaincu que les personnes qui prétendent travailler dans le village de Somma Vesuviana mais n’y résident pas puissent se prétendre victimes puisqu’elles n’ont pas démontré que la présence des déchets avait des répercussions sur la jouissance de leur vie privée et de leur domicile au point qu’il en résulterait une ingérence dans leur vie privée, sous l’angle du « bien-être » (paragraphe 81 de l’arrêt) ni indiqué comment cette situation a pu conduire à une détérioration de la qualité de vie des intéressés qui travaillent à DEUXIÈME SECTION

 

 

 

  


N.b:  Traduzione non ufficiale 

 
SEZIONE
  
 DI CASE E ALTRI c. SARNO ITALIA
 
(Domanda n °  30765/08)
 
 
STRASBURGO
 
10 gennaio 2012
 
 
 
Questa decisione diventerà definitiva alle condizioni di cui all’articolo 44 § 2 della Convenzione. Esso può essere sottoposto a revisione editoriale
 
 
 
 
Nel caso di di Sarno e altri contro Italia
La Corte europea dei diritti dell’uomo (seconda sezione), riunita in una camera composta da:
          Françoise Tulkens,  presidente,
          Danute Jociene, 
          Dragoljub Popovic, 
          Isabelle Berro-Lefèvre, 
          Andras Sajo, 
          Isil Karakas, 
          Guido Raimondi,  giudici,
e Stanley Naismith,  cancelliere aggiunto di sezione,
Dopo aver deliberato in camera il 29 novembre 2011,
Pronuncia la seguente sentenza, adottata in questa data:
PROCEDURA
1 . Nel caso in origine da un ricorso (n °  30765/08) contro la Repubblica italiana, i cui diciotto cittadini di quello Stato, (“i richiedenti”) ha chiesto alla Corte il 9 Gennaio 2008 Ai sensi dell’art 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (“la Convenzione”).
2 . Corte, i ricorrenti, i cui nomi compaiono nell’elenco allegato alla presente decisione, sono stati rappresentati da uno di loro, M e  di Lorenzo Errico, un avvocato a Somma Vesuviana (Napoli).
3 . Il governo italiano (“il Governo”) è rappresentato dal suo agente, M io  E. Spatafora, e il suo ex co-agente, Sig. N. Lettieri.
4 . Nel loro ricorso, i ricorrenti sostengono che la cattiva gestione da parte delle autorità italiane, il servizio di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti in Campania, e l’incuria delle autorità giudiziarie per perseguire i responsabili di questa situazione, aver violato i loro diritti ai sensi degli articoli 2, 6, 8 e 13 della Convenzione.
5 . Il 2 giugno 2009, la Corte ha deciso di comunicare il ricorso al Governo e dare la precedenza (articolo 41 del Regolamento della Corte). Come consentito dal vecchio articolo 29 § 3 della Convenzione, ha anche deciso  che  sarebbe stata esaminata insieme alla ricevibilità e sul merito del caso.
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
6 . Tredici dei candidati vivono nella città di Somma Vesuviana, in Campania. Cinque che vi lavorano.
7 . 11 Febbraio 1994 al 31 dicembre 2009, la regione Campania è stato sottoposto a uno stato di emergenza ( Stato di Emergenza ) decisione del Presidente del Consiglio dei ministri a causa di gravi problemi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
8 . 11 Febbraio 1994 23 MAG 2008, la gestione dello stato di emergenza è stato dato al “commissari delegati”, nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri e assistito dal Vice Commissari. Nove alti funzionari – tra cui quattro presidenti della Regione Campania e il capo della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri – sono stati nominati in qualità di Commissario.
9 . 23 MAGGIO 2008 31 dicembre 2009, la gestione dello stato di emergenza è stato affidato ad un Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri assegnato al capo della protezione civile.
A.     La gestione dei rifiuti in Campania e nella città di Somma Vesuviana fino al 2004
10 . Legge Regionale n.  10 del 10 febbraio 1993 (“la legge n °  10/93 “) che fissa le linee per l’adozione di un piano per lo smaltimento dei rifiuti in Campania, che doveva provvedere al recupero dei rifiuti solidi urbani e materiali riciclabili, nonché quello di dimezzare il numero e la capacità delle discariche – con tecniche di compattazione e lo smistamento dei rifiuti – per il periodo 1993-1995.
11 . Il 9 giugno 1997, il presidente della Regione in qualità di vice commissario arrestato uno smaltimento regionale dei rifiuti. Il piano prevedeva la costruzione di cinque inceneritori – di cui quattro del Marcianise pubblicazioni comunali, Battipaglia, Giugliano e Nola-Marigliano (entrambi dei quali sono destinati a servire i comuni di residenza dei richiedenti), e la quinta su un sito per definire più tardi – e cinque discariche principali e sei secondari di scarico.
12 . Il 12 giugno 1998, il presidente della Regione in qualità di Vice Commissario ha lanciato una gara per la concessione di dieci servizio trattamento e lo smaltimento dei rifiuti prodotti in provincia di Napoli. Secondo le specifiche, il rivenditore deve garantire il ricevimento tenuto regolare raccolta dei rifiuti, la cernita, trasformandoli in “combustibile da rifiuti” ( combustibile derivato da Rifiuti , di seguito “CDR”) e l’incenerimento di CDR. Per fare questo, egli costruirà e gestirà tre centri per lo smistamento dei rifiuti e la produzione di CDR (“centri di produzione di CDR”) in Caivano, Tufino e Giugliano e realizzare, entro il 31 dicembre 2000, un impianto di produzione energia elettrica dalla combustione di CDR (“potenziamento impianto termico di CDR”).
13 . Dopo il processo di gara, che ha chiuso 20 Marzo 2000, la concessione del servizio è stato affidato a un consorzio composto da società Fisia Impianti SpA (con il leader di qualità), Impregilo SpA, Babcock Kommunal GmbH, Deutsche Babcock Anlagen GmbH ed Evo Oberhausen AG (avendo come agenti).
14 . Nell’ambito di un contratto di concessione per i servizi inseriti 7 giu 2000, l’impegno dei cinque contractor ‘per costruire due centri di produzione di CDR, Caivano e Tufino entro 300 giorni del 10 e 14 aprile 2000 rispettivamente, e un altro Giugliano entro 270 giorni a partire dal 30 marzo, 2000. Il potenziamento dell’impianto termico del CDR, da erigere nella città di Acerra, doveva essere costruito entro 24 mesi da una data da specificare in seguito.
15 . Nel frattempo, 22 aprile 1999, il vice commissario aveva emesso un bando per la concessione del servizio di smaltimento rifiuti in Campania. La procedura di gara è stata vinta dal consorzio ISF SpA, che è stata formata dai concessionari. In una data imprecisata, hanno creato l’azienda ISF Campania SpA
16 . In virtù di un contratto di concessione di servizi firmato 5 Set 2001, ISF SpA avrebbe costruire e gestire sette centri di produzione di CDR e due impianti di valorizzazione termica di questo prodotto. Deve garantire la ricezione, cernita e trattamento dei rifiuti prodotti nella regione di trasformare il 32% del CDR e del 33% di compost, e producono il 14% dei rifiuti non riutilizzabili e il 3% dei rifiuti ferrosi.
17 . Nel gennaio 2001, la chiusura della discarica di Tufino ha causato la sospensione temporanea dello smaltimento dei rifiuti nella provincia di Napoli. Per far fronte con l’accumulo, i sindaci di altri comuni della Provincia lo ha autorizzato temporaneamente l’archiviazione nei loro relativi scarichi per l’articolo 13 del Decreto Legislativo n.  22 del 5 febbraio 1997 (vedi punto 65 di seguito) .
18 . Dalla fine del 2001 al maggio 2003, sette centri di produzione sono stati costruiti nel CDR Caivano, Pianodardine, Santa Maria Capua Vetere, Giugliano, Casalduni, Tufino e Battipaglia.
19 . Il 22 maggio 2001, il servizio di raccolta, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani nel comune di Somma Vesuviana è stato affidato a un consorzio composto da società CIC Clin-Industry Città Ecologia Bruscino Srl, SpA e 26 ottobre 2004 gestione del servizio è stato attribuito alla MITA SpA, società a capitale pubblico.
B. L’inchiesta penale sulla situazione del servizio di smaltimento dei rifiuti dopo la conclusione dei contratti di concessione del 7 giugno 2000 e il 5 Set 2001
20 . Nel 2003, i pubblici ministeri presso il tribunale di Napoli ha aperto un’indagine penale (RGNR n °  15940/03) sulla situazione della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti in Campania dopo la conclusione dei contratti di concessione e 7 giugno 2000 5 Settembre 2001.
21 . Il 31 luglio 2007, l’accusa ha chiesto il rinvio a giudizio amministratori e dipendenti di alcune società Fisia Italimpianti SpA, SpA ISF, ISF Campania SpA, Impregilo SpA, Gestione Napoli SpA (“Società”), il Vice Commissario in esercizio del 2000 al 2004 e diversi funzionari presso l’ufficio di quest’ultimo per aver impegnati dal 2001 al 2005, i reati di truffa, inadempimento di contratti pubblici, frode, interruzione di pubblico servizio o utilità pubblico, abuso d’ufficio, falso ideologico nell’esercizio delle funzioni pubbliche e attività di rifiuti non autorizzata.
22 . I membri della società in questione sono stati accusati di aver violato, con la complicità del vice commissario e funzionari dal suo ufficio, l’obbligo di ricevere e processare i rifiuti prodotti nella regione imposti dai contratti di concessione. Da parte loro, le aziende sono stati accusati di lenti, e qualche volta interrotto il regolare ricevimento dei rifiuti raccolti in centri di produzione del CDR, con conseguente accumulo di rifiuti nelle strade e siti di stoccaggio provvisorio stabilito dai sindaci o vice commissario.
23 . Inoltre, l’accusa ha accusato le compagnie implicate di avere 1) Prodotto CDR e compost non conforme ai termini contrattuali, 2) mancata esecuzione del recupero di energia richiesta CDR in attesa della costruzione dell’impianto centrale termica, 3) subappaltato l’attività di trasporto di rifiuti recuperati dai centri di produzione CDR, contrariamente alle disposizioni del contratto di concessione, 4) dei presenti sostanze inquinanti derivanti dalla produzione di CDR discariche illegali, senza protezione ambientale.
24 . Da parte loro, i funzionari oggetto della richiesta di rinvio sono stati accusati di aver falsamente certificato di conformità da parte delle società in questione, le condizioni legali e contrattuali che disciplinano lo smaltimento dei rifiuti e per consentire la discariche a cielo aperto non conformi alla legge, il deposito temporaneo fino all’apertura dell’impianto CDR dell’impianto termico, la discarica di materiali inquinanti dai centri di produzione CDR e le eccezioni ai criteri contenuti nel le specifiche per la produzione di CDR.
25 . 29 Febbraio 2008, il giudice ha ordinato l’udienza preliminare per giudicare l’imputato e fissò l’udienza davanti al Tribunale di Napoli il 14 maggio 2008.
C. Gestione dei rifiuti in Campania e nella città di Somma Vesuviana 2005-2007
26 . Il Decreto Legislativo o  245 del 30 novembre 2005, convertito nella Legge n °  21 del 27 gennaio 2006, a condizione per la cessazione dei contratti di concessione del servizio di smaltimento dei rifiuti in Campania concluso dal vice commissario nel 2000 e 2001 e l’organizzazione di una nuova gara d’appalto pubblico di emergenza. Per garantire la continuità del servizio, i concessionari sono tenuti a proseguire le operazioni fino alla chiusura della procedura di gara, ma non oltre il 31 dicembre 2007.
27 . Un primo bando di gara, lanciato 27 Marzo 2006 dal commissario in carica, fallito per mancanza di un sufficiente numero di offerte valide.
28 . Il 2 agosto 2006, il vice commissario ha emesso un secondo bando di gara per venti anni.
29 . Il Decreto Legislativo o  263 del 9 ottobre 2006, convertito in Legge n °  290, 6 dicembre 2006, ha nominato il capo della protezione civile funzioni di Vice Commissario nella gestione della crisi rifiuti in Campania. La seconda gara è stata annullata, il vice commissario era responsabile per l’assegnazione del servizio di smaltimento dei rifiuti per ulteriori aggiudicatari.
30 . Il 28 marzo 2007, la regione ha adottato la legge n °  4, che comprendeva la creazione di una sezione regionale del catasto dei rifiuti, di uno spreco regionale di un piano regionale per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti, d un piano regionale per la gestione dei rifiuti pericolosi, compresi i rifiuti pericolosi, così come un piano regionale per la bonifica di siti contaminati.
31 . Il 6 luglio 2007, il prefetto di Napoli è stato nominato vice commissario nella gestione della crisi.
32 . Decreto-Legge n °  61, 11 maggio 2007, convertito in Legge n °  87 del 5 luglio 2007 (“Decreto-Legge n °  61/07 “), ha autorizzato la creazione, nei comuni di Serre (Salerno), Savignano Irpino (Avellino), Terzigno (Napoli), Trimont Sant’Arcangelo (Benevento), scarico deroga alle disposizioni vigenti in materia di igiene ambientale e la salute, e proibisce la creazione di nuovi siti di smaltimento rifiuti, compresi nei comuni di Giugliano in Campania, Villaricca, Qualiano e Quarto (Napoli) almeno fino alla riorganizzazione del territorio. Questo testo affidato al vice commissario incaricato della identificazione di emergenza delle nuove imprese che assegnerà il servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti.
33 . Il 21 novembre 2007, un’offerta terza è stata lanciata. Per mancanza di offerte, è stato annullato.
34 . Il 28 dicembre 2007, il vice commissario ha arrestato un piano regionale per i rifiuti urbani in Campania ai fini dell’articolo 9 del Decreto Legislativo n.  61/07. Il piano proposto una strategia per uscire dalla crisi, anche attraverso lo sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti, la trasparenza del loro ciclo di vita, la razionalizzazione e la conformità delle strutture esistenti – in particolare almeno uno dei centri di produzione CDR – la creazione di strutture per la produzione di compost e l’utilizzo delle nuove tecnologie e metodi per il trattamento dei rifiuti biologici.
35 . Il 19 aprile 2008, il servizio di raccolta e trasporto di rifiuti organici nel comune di Somma Vesuviana è stata affidata a Pomigliano Ambiente SpA, società con capitale pubblico.
D. Gestione dei rifiuti in Campania e nella città di Somma Vesuviana 2008-2010
36 . Una  nuova crisi si è verificato alla fine del 2007. Tonnellate di rifiuti sono stati abbandonati per settimane nelle strade di Napoli e diverse città nella sua provincia, compresi quelli in cui i richiedenti risiedono (vedi elenco allegato al sopra).
37 . In data 11 gennaio 2008, il Presidente del Consiglio dei ministri nominati da ordine (n °  3639/08), un ufficiale di polizia per la carica di vice commissario (articolo 1). E ‘stato responsabile per l’apertura dello scarico sotto il Decreto Legislativo n.  61/07 e di individuare nuovi siti di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, con l’assistenza delle forze di polizia, compresi i militari (articolo 2 ). I comuni della regione sono stati invitati a preparare piani per la raccolta dei rifiuti (articolo 3).
38 . Decreto-Legge n °  90 del 23 Maggio 2008 (“Decreto-Legge n °  90/08 “) – convertito in Legge n °  123 del 14 luglio, 2008 (intitolato “Misure straordinarie in risposta alla crisi di eliminazione rifiuti in Campania e le successive disposizioni di protezione civile “) – il nome del capo della protezione civile, come vice segretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e il responsabile della gestione della crisi fino a quando 31 Dicembre 2009, in sostituzione del vice commissario. Il sottosegretario è stata autorizzata ad aprire dieci nuovi punti vendita nella regione, tra cui due a Terzigno e Chiaiano, nonostante le disposizioni in vigore il risanamento ambientale e sanitario.
39 . Decreto-Legge n °  90/08 permette anche il trattamento di alcune categorie di rifiuti nella valorizzazione dell’impianto termale di CDR Acerra contro il parere reso il 9 febbraio 2005 dalla Commissione di valutazione di impatto sull’ambiente, e gli impianti di produzione di valorizzazione termica del CDR di Santa Maria La Fossa (Caserta) e nelle città di Napoli e Salerno.
40 . Detto decreto attribuisce alle province della Campania proprietà di cernita e trattamento dei rifiuti, ma ha affidato la gestione alla leva militare (art. 6 bis).
41 . I paragrafi 4 e 7 dell’articolo 2 del testo che descrive i luoghi, aree, impianti e servizi posti a sedere di gestione dei rifiuti le aree di interesse strategico nazionale, sotto la supervisione della polizia e dell’esercito . Gli è stato chiesto ai militari di partecipare alla messa in funzione di progetti e siti e la raccolta e  trasporto dei rifiuti.
42 . L’articolo 2, comma 9, del fatto qualificato per prevenire, ostacolare o rendere più difficile la gestione dei rifiuti interruzione di pubblico servizio soggetto a sanzioni.
43 . Infine, il decreto ha diretto il Sottosegretario di Stato per controllare il rispetto da parte gli obiettivi comuni della raccolta dei rifiuti urbani previsti nel piano regionale per  i rifiuti urbani in Campania istituita 28 Dicembre 2007.
44 . Da parte sua, il Decreto Legislativo n.  172 del 6 novembre 2008 (“Decreto-Legge n °  172/08 “), convertito nella Legge n °  210 del 30 dicembre 2008 (intitolato “Misure straordinarie in risposta alla crisi dello smaltimento dei rifiuti in Campania e le disposizioni urgenti per la tutela dell’ambiente “) a condizione che, nei territori interessati dallo stato di emergenza in relazione allo smaltimento dei rifiuti, sindaci, presidenti di provincia, i membri dei consigli comunali e dei comitati provinciali e quelle  comunali o provinciali potrebbero essere respinto con ordinanza del Ministro dell’Interno in caso di gravi, tra gli altri, alle esigenze di pianificazione e organizzazione del servizio di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento e raccolta rifiuti (articolo 3). Inoltre, in questi territori, che prevedeva sanzioni penali in particolare una repressione speciale) l’abbandono o la combustione di rifiuti, 2) la raccolta dei rifiuti, trasporto, recupero, smaltimento e commercio senza autorizzazione , 3) la creazione e gestione di discariche abusive e la miscelazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi (sezione 6).
45 . Secondo le informazioni fornite dal Governo e non contestata dalle ricorrenti, due discariche era già stata aperta a Savignano Irpino e Sant’Arcangelo Trimont fine di ottobre 2009, altri erano in procinto di aprire a Chiaiano, Terzigno, San Tammaro, e lavori preliminari per l’apertura di una scarica Andretta (Avellino) erano in corso. I lavori di completamento dell’impianto termo-valorizzazione di Acerra erano in corso, una gara d’appalto per la costruzione di un impianto di valorizzazione termica di CDR a Salerno è stato lanciato e un sito per impianto di un impianto di recupero calore, in provincia di Napoli, era stato scelto. Dal 14 gennaio al 1 °  marzo 2008, 269.000 tonnellate di rifiuti sono stati rimossi dalle strade della città nella zona e 79.000 tonnellate di CDR sono stati memorizzati. 530 comuni aveva iniziato la cernita di rifiuti conformemente all’ordine n °  3639/08.
46 . Il 3 giugno 2008, ai sensi dell’ordinanza n. °  3804/09 del Presidente del Consiglio dei Ministri e previa approvazione di un programma di raccolta differenziata, servizio di raccolta alla città di Somma Vesuviana è stata affidata al La ditta Igiene Urbana Srl di gara.
47 . Il 15 marzo 2009, il Presidente del Consiglio dei ministri ordinati per ordine (n °  3746) per le province della regione a formare una società a capitale pubblico prevalente capitale per la gestione dei siti di smaltimento dei rifiuti, discariche e impianti di trattamento, di smaltimento, recupero e riciclaggio dei rifiuti.
E. L’indagine criminale nella gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti dopo il dicembre 2005
48 . Nel 2006, in una data imprecisata, il pubblico ministero presso il tribunale di Napoli ha aperto un’indagine penale (RGNR n °  40246/06) da cessione di operazioni eseguite in via provvisoria da parte delle imprese e ISF SpA ISF Campania SpA la fase di transizione a seguito della cessazione dei contratti di concessione.
49 . Il 22 maggio 2008, su richiesta del pubblico ministero, il giudice istruttore del tribunale di Napoli ha ordinato l’arresto del direttore generale di ISF e ISF SpA Campania SpA, diversi ufficiali e dipendenti di queste aziende, i dirigenti cernita dei rifiuti gestito da Fisia Italimpianti SpA, il gestore della discarica di Villaricca, i rappresentanti del trasporto Cargo SpA, società FS e da numerosi funzionari dell’Ufficio del vice commissario.
50 . Gli imputati erano accusati, tra l’altro, cospirazione per traffico illegale di rifiuti e realizzazione di falso pubblico, truffa, falso ideologico nell’esercizio delle funzioni pubbliche e attività organizzate per traffico illecito di rifiuti.
51 . Nel 2008, in una data imprecisata, il pubblico ministero presso il tribunale di Napoli ha aperto un’indagine penale (RGNR n °  32722/08, nota come “Rompiballe”) sulle operazioni di smaltimento dei rifiuti effettuate dopo il dicembre 2005. Secondo le informazioni fornite dal Governo e non contestata dalle ricorrenti, l’indagine ancora in corso il 26 ottobre 2009, coperto molti crimini contro l’ambiente e la pubblica amministrazione e era diretto contro diversi dipendenti di ISF SpA e altre aziende del consorzio, così come contro i funzionari dell’Ufficio del vice commissario.
F. Le sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea
52 . Il 22 marzo 2005, la Commissione europea (“Commissione”) ha presentato ricorso presso la Corte procedure d’infrazione contro l’Italia ai sensi dell’articolo 226 del trattato che istituisce la Comunità europea (“TEC”) (causa C-135/05). Denunciando l’esistenza di un gran numero di discariche abusive e non controllate in Italia, la Commissione ha affermato che le autorità italiane avevano violato i suoi obblighi ai sensi degli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442/CEE relativa ai rifiuti , l’articolo 2 § 1 della direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e l’articolo 14, a) le lettere c), della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.
53 . Nella decisione ha fatto 26 apr 2007, la Corte di giustizia ha constatato “la non conformità delle punte in queste disposizioni”, notando in particolare che il governo italiano “non contesta [va] l’esistenza (. ..) nel suo territorio, almeno 700 discariche abusive contenenti rifiuti pericolosi, quali [erano] (…) soggette ad alcun controllo. “
54 . Si conclude, tra l’altro, che l’Italia era venuta meno agli obblighi derivanti dalle disposizioni invocate dalla Commissione, perché non aveva preso tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e per vietare l’abbandono, lo scarico incontrollato dei rifiuti.
55 . Il 3 luglio 2008 la Commissione ha introdotto una nuova procedura di infrazione dinanzi alla Corte di giustizia sulla base dell’articolo 226 del trattato CE (caso C-297/08).
56 . Con una sentenza del 4 marzo 2010, la Corte, pur rilevando le misure adottate dallo Stato italiano nel 2008 per superare la “crisi rifiuti”, constatava l’esistenza di un “deficit strutturale in termini di impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti in Campania “, come ha dimostrato” notevoli quantità di rifiuti accumulati sulle strade pubbliche di questa regione “.
Si è riscontrato che l’Italia aveva “fallito nel suo obbligo di creare una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento dei propri rifiuti (…) e [era] quindi meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di cui all’articolo 5 della direttiva 2006/12 “. La Corte ha ritenuto che questo fallimento non poteva essere giustificata da circostanze come l’opposizione pubblica alla installazione di scarico, l’esistenza di attività criminali nella regione e la violazione del contratto da parte delle imprese incaricate di verificarsi di alcune strutture per lo smaltimento dei rifiuti. Ha detto che questa ultima circostanza non rientra la forza maggiore come questo concetto significa “circostanze al di là della persona che cita, anormali e imprevedibili, le conseguenze sarebbero potute evitare nonostante tutti gli sforzi”, e che una amministrazione diligente dovrebbero adottare misure sia per la protezione contro violazione del contratto, o per garantire l’efficacia e tempestività le strutture necessarie, nonostante le violazioni in questione. Inoltre, la Corte di giustizia ha rilevato che “la Repubblica italiana non contesta [va] di rifiuti (…) non sporcare le strade ammontava a 55 000 tonnellate, oltre a 110 000 a 120 000 tonnellate di rifiuti in attesa di trattamento nei siti di stoccaggio comunali “. Per quanto riguarda il rischio ambientale, la Corte ha ricordato in particolare che l’accumulo di rifiuti costituiti, data la limitata capacità di ogni regione o località di riceverli, un pericolo per l’ambiente. Essa ha concluso che l’accumulo in strada e nelle aree di stoccaggio temporaneo in modo grandi quantità di rifiuti aveva creato un “rischio per l’acqua, aria, suolo” e “per la flora e la fauna” (articolo 4, comma 1 bis), della direttiva 2006/12), aveva causato “inconvenienti da odori” (comma 1, sub b) di questa sezione) ed è stata possono incidere “il paesaggio e siti di particolare interesse “(art. 4, comma 1, sub c), della direttiva 2006/12). Il rischio per la salute umana, la Corte ha rilevato che “la situazione preoccupante di accumulo di rifiuti sulla pubblica via [aveva] la salute delle popolazioni esposte a un certo pericolo, e che in violazione dell’articolo 4, , comma 1, della direttiva 2006/12 “.
G. Commissioni parlamentari d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le relative attività illecite
57 . Dal 1997 al 2008, tre commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le relative attività illegali si sono formate ai sensi delle leggi n °  97 del 10 aprile 1997, n °  399 del 31 ottobre 2001 e n °  271 del 20 ottobre 2006.
58 . Nella sua relazione sulla Campania stabilito 13 giugno 2007, la Terza Commissione ha rilevato in particolare che “la situazione del ciclo dei rifiuti questo [era] i segni di un declino pericoloso che ha portato alla disintegrazione della capacità operativa del servizio e portato a gravi rischi per la salute della popolazione “.
59 . Nel suo secondo rapporto, preparato 19 Dic 2007, ha emesso le seguenti osservazioni: “gran parte del territorio rimane contaminato da cumuli di rifiuti abbandonati, le autorità locali sono meno disposti ad aprire nuovi andando a discariche o l’installazione di impianti di servizio e di fiducia nella capacità delle istituzioni centrali di impegnarsi in programmi di bonifica e di sviluppo delle aree più colpite dal degrado ambientale è diventato praticamente pari a zero.(…) Vi è anche legato alla quasi-statico di messa a terra della criminalità organizzata nel flusso dei rifiuti che si oppone al carattere del sistema amministrativo in gran parte inefficaci di controllo. ” Ha fatto il suo stato di “decisione strettamente negativa per l’Ufficio del Vice Commissario, le cui inefficienze strutturali si è così evidente in questi ultimi anni la sua capacità di svolgere le sue funzioni è un danno irreversibile”. Ha detto di avere “la sensazione che la crisi ha lasciato il posto al dramma”.
H. Studi scientifici
60 . Secondo uno studio pubblicato nel settembre 2004 dalla rivista  Lancet Oncology , il tasso di morti per cancro nella giurisdizione della ASL n °  4 (“ASL n °  4 “) di Napoli ha costantemente aumentato nel corso degli anni 1970-1974 e 1995-2000.
61 . Inoltre, emerge dal Registro tumori mantenuto dalla ASL n °  4, nel febbraio 2002, il tasso di mortalità da tumore colorettale, cancro al fegato, leucemia e linfoma è stata maggiore nel distretto n °  73 – tra cui le città di Nola, Acerra e Marigliano (adiacente alla città di Somma Vesuviana) – che nel resto del territorio sotto la sua giurisdizione. Il tasso di cancro al fegato, leucemia e linfomi è stato molto elevato rispetto a quella osservata nel resto d’Italia.Questi dati dimostrano che l’inquinamento causato da un trattamento inappropriato dei rifiuti e l’esistenza di discariche abusive ha un rapporto causale con l’alto tasso di mortalità per cancro nella regione.
62 . In una data imprecisata, ma dopo la pubblicazione dello studio, del dipartimento di protezione civile ha chiesto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di condurre uno studio sull’impatto sanitario dei rifiuti nelle province di Napoli e Caserta. I risultati della prima fase della ricerca ( Studio Pilota ), condotto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità in Italia (ISS), il Consiglio Supremo della Italiana Ricerche (CNR), l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA ) e la Campania, Osservatorio Epidemiologico Regionale (OER), sono stati presentati pubblicamente a Napoli nel 2005. Essi hanno dimostrato che il rischio di mortalità associato con i tumori dello stomaco, del fegato, vie biliari, trachea, bronchi, polmoni, pleura e della vescica, e il rischio di malformazioni cardiovascolari, urogenitali genitale e membri erano più alti in una zona a cavallo tra le province di Napoli e Caserta nel resto della Campania. I risultati della seconda fase di questo studio ( Studio di correlazione da lavoro Rischio Ambientale Rifiuti, mortalità e malformazioni congenita ) sono stati pubblicati nel 2007 sul sito web del servizio di protezione civile. Ciò indica che la zona con tassi di mortalità per cancro e la nascita era il più alto quello che è stato più colpito dal smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e combustione incontrollata di rifiuti solidi urbani. Questa correlazione suggerisce che l’esposizione al trattamento dei rifiuti riguarda il rischio di mortalità osservato in Campania, anche se la prevalenza di alcune infezioni e virus e la diffusione del fumo nella regione può colpire anche il tassi di mortalità.
63 . All’inizio del 2008, su richiesta del vice commissario in carica, il Ministero della Salute, l’ISS e le autorità sanitarie della Campania realizzato uno studio dal titolo ”  Salute e rifiuti in Campania ” , i cui risultati sono stati presentati in una conferenza tenuta Napoli 24 apr 2008. Secondo questo studio, i dati epidemiologici raccolti in Campania non stabilisce una relazione causale tra l’esposizione della popolazione ai rifiuti solidi urbani e la prevalenza delle malattie.Ha dimostrato in particolare che l’elevato tasso di mortalità associata a malattie cardiache e tumori al polmone e al fegato osservati in Campania è stato a causa del sovraffollamento e della povertà nella regione attraverso la diffusione di fumo, per le cattive abitudini cibo e di un epatite virale endemica. Tuttavia, lo studio non ha escluso che i gruppi limitati di persone in situazioni particolari sono stati esposti a sostanze chimiche dai rifiuti tossici smaltiti in modo improprio o illegale.
64 . Uno studio pubblicato nel 2008 negli annali della ISS alzato un alto tasso di mortalità per cancro ai polmoni, fegato, stomaco, reni e il cancro alla vescica, difetti di nascita e membri generale, il sistema cardiovascolare e il tratto urogenitale nella provincia settentrionale di Napoli e la parte meridionale della provincia di Caserta, zone di alta concentrazione di siti di smaltimento illegale di rifiuti tossici.
II. LA LEGGE E LA PRATICA INTERNI E INTERNAZIONALI RILEVANTI
A. Il quadro normativo italiano in materia di rifiuti di trattamento
65 . Decreto-Legge n °  22, 5 feb 1997 (”  il  Decreto Ronchi  “) [(CEE/91/156 direttive di attuazione, 91/689/CEE e 94/162/CE, rispettivamente in materia di rifiuti, rifiuti pericolosi, imballaggi ei rifiuti di imballaggio)] descritto lo spreco di attività pubbliche volte ad assicurare un’elevata protezione dell’ambiente e controlli efficaci. In questo testo, in vigore dal 1997 al 2006, i rifiuti devono essere riciclati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente. La gestione dei rifiuti deve essere conforme ai principi di responsabilizzazione e cooperazione di tutti gli attori coinvolti nella produzione, distribuzione, uso e consumo di beni il cui rifiuto è conforme ai principi di ordini nazionali e giuridico comunitario .
66 . Il  decreto Ronchi   è stata abrogata dal D. Lgs n °  152, 3 aprile 2006, dal titolo “Norme ambientali” (“Decreto-Legge n ° 152/06 “). Sezione 260 del testo creato il reato di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, definita come attività organizzate e continuo trasferimento, ricezione, trasporto, esportazione, importazione o gestione illegali di grandi quantità di rifiuti effettuato in modo da ottenere un vantaggio sleale. Il capo di tali attività è punito con la reclusione 1-6 anni e soggetti all’obbligo di recuperare l’ambiente. Sospensione condizionale della pena può essere soggetto alla eliminazione del danno o pericolo per l’ambiente.
67 . Sezione 300 del decreto-legge definisce il danno ambientale ( Danno Ambientale ) come “qualsiasi danno, significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o l’utilizzo che è in realtà”. Qualsiasi atto contrario o omissione di una legge, regolamento, una decisione amministrativa che provoca danni all’ambiente modificando, danneggiando o distruggendo tutto o in parte richiede il suo autore alla riabilitazione o , non riuscendo a pagare un risarcimento allo Stato. Il Ministero dell’Ambiente ha il potere di agire per ottenere il risarcimento in questione, anche da un civile in un procedimento penale (art. 311). Quelli effettivamente o potenzialmente da un danno ambientale può ricorrere al Ministero dell’Ambiente e richiedere l’intervento delle autorità pubbliche.
B. La legge e prassi in materia di risarcimento di persone a causa della cattiva gestione del servizio rifiuti
68 . L’articolo 4 del decreto legislativo n.  90 del 24 Maggio, 2008 assegnato al giudice amministrativo competente a decidere qualsiasi controversia relativa alla complessiva attività di gestione dei rifiuti, anche quando essi sono di competenza del pubblica amministrazione o enti simili. La giurisdizione del giudice amministrativo le controversie relative ai diritti tutelati dalla Costituzione.
69 . Agendo nella causa per danni presentate 5 MAGGIO 2008 – prima dell’entrata in vigore dell’articolo 4 del D. Lgs n.  90/08 – da un gruppo di residenti contro la città di Napoli e l’azienda responsabile del servizio di raccolta dei rifiuti, il tribunale civile di Napoli ha osservato che solo il giudice amministrativo possa pronunciarsi in merito e  anche prendere  le misure provvisorie ed urgenti ai sensi dell’articolo 21 della legge n.  6 del 1034 dicembre 1971 (che istituisce la Tribunali Amministrativi Regionali).
70 . Due casi presentata dal 21 maggio e 23 novembre 2009, la Corte Suprema ha ritenuto che la piena giudice amministrativo ha giurisdizione sul risarcimento dei danni effettuato dai residenti di un comune contro le autorità del servizio di raccolta, elaborazione e smaltimento dei rifiuti.
C. Le fonti del diritto dell’Unione europea
71 . L’articolo 4 della direttiva 75/442/CEE del Consiglio dell’Unione europea del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti, come modificata dalla direttiva 91/156/CEE del 18 marzo 1991, è così segue:
“Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente, tra cui:
– Senza rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e fauna e flora,
– Senza causare inconvenienti da rumori od odori;
– Senza danneggiare il paesaggio ei siti di particolare interesse.
Gli Stati membri adottano inoltre le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico incontrollato dei rifiuti. “
72 . La disposizione pertinente dell’articolo 2 della direttiva 91/689/CEE del Consiglio relativa ai rifiuti pericolosi, dal 12 dicembre 1991, si legge:
 
 
“1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per esigere che in ogni luogo in cui siano depositati (messi in discarica) rifiuti pericolosi, i rifiuti siano catalogati e identificati.
(…) “
73 . Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, 26 aprile 1999, comprende le seguenti disposizioni:
Articolo 14 – Discariche preesistenti
“Gli Stati membri adottano misure affinché le discariche permesso o già in funzione al momento del recepimento della presente direttiva possono continuare a funzionare se (…)
a) Entro un periodo di un anno dalla data di cui all’articolo 18, paragrafo 1 [entro il 16 Luglio, 2002], il gestore della discarica elabora e sottopone all’approvazione all’autorità competente un piano del sito, compresi gli elementi di cui all’articolo 8 e le eventuali azioni correttive che ritenga necessarie per conformarsi ai requisiti della presente direttiva (…).
b) Dopo la presentazione del piano di sviluppo, l’autorità competente prende una decisione definitiva circa la prosecuzione, sulla base di quel piano di sviluppo e la presente direttiva. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per elaborarla, il più presto possibile (…), a siti che non hanno ottenuto il permesso di (…) continuare ad operare.
c) Sulla base del layout del sito è riconosciuto, l’autorità competenti autorizzano i necessari lavori e fissa un periodo transitorio di attuazione del piano. (…) “
Articolo 18 – Recepimento
“Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro due anni dalla sua entrata in vigore [vale a dire 16 Luglio 2001] e ne informano immediatamente la Commissione.
(…) “
74 . Direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 relativa ai rifiuti si legge nelle sue disposizioni pertinenti:
Articolo 4
“1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente, tra cui:
a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e fauna e la flora;
b) senza causare inconvenienti da rumori od odori;
c) senza danneggiare il paesaggio ei siti di particolare interesse.
2. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico incontrollato dei rifiuti. “
Articolo 5
“1. Gli Stati membri adottano le misure appropriate, in collaborazione con altri Stati membri ove ciò sia necessario od opportuno per istituire una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento, che tenga conto delle migliori tecnologia disponibile che non comportino costi eccessivi. La rete deve consentire alla Comunità nel suo complesso di diventare autosufficiente nello smaltimento dei rifiuti e agli Stati membri di mirare individualmente verso tale obiettivo, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di dei rifiuti.
2. La rete di cui al comma 1 deve permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini, utilizzando metodi e tecnologie più appropriate per garantire un livello elevato di tutela dell’ambiente e la salute pubblica. “
75 . In virtù del principio di precauzione di cui all’articolo 174 del trattato che istituisce la Comunità europea, la mancanza di certezza lo stato delle conoscenze scientifiche e tecniche non può giustificare il tempo che lo Stato ritardare l’adozione di efficaci e proporzionato per evitare il rischio di danni gravi e irreversibili per l’ambiente. La giurisprudenza comunitaria ha applicato questo principio soprattutto in casi che coinvolgono la salute, mentre il principio del trattato stabilisce chiaramente che rispetto alla politica delle Comunità europee in materia ambientale. Secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia (“Corte di giustizia europea”), quando “sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute umana, le istituzioni possono adottare misure protettive senza dover attendere la realtà e la gravità di tali rischi siano pienamente dimostrate “(CGCE, 5 maggio 1998,  Regno Unito / Commissione , causa C-180/96, Racc.. I-2265 e della Corte di giustizia, 5 maggio 1998,  Unione nazionale contadino , C-157 / 96, Rec. I-2211).
D. Le fonti del diritto internazionale
76 . La Convenzione Internazionale del 25 giugno 1998 (Aarhus, Danimarca) sull’accesso alle informazioni, partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, ratificata in Italia con la legge o108 del 16 marzo 2001, si legge nella parte relativa:
Articolo 5 – Raccolta e diffusione delle informazioni ambientali
“1. Ciascuna Parte provvede affinché:
a) le autorità pubbliche siano in possesso e l’aggiornamento delle informazioni ambientali rilevanti per l’espletamento delle loro funzioni;
b) sistemi obbligatori sono in atto per garantire che le autorità pubbliche siano debitamente informati delle attività proposte o in corso che possono avere impatti significativi sull’ambiente;
c) In caso di minaccia imminente per la salute o l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, tutte le informazioni che possono permettere al pubblico di adottare misure per prevenire o ridurre i danni che sono in possesso di una pubblica autorità siano diffuse immediatamente e senza indugio a coloro che possono essere colpiti.
2. Ciascuna Parte provvede affinché, nel quadro della legislazione nazionale, le autorità pubbliche rendano disponibile l’informazione ambientale al pubblico è trasparente e che le informazioni siano effettivamente accessibili, tra cui:
a) Fornire al pubblico informazioni sufficienti sul tipo e il contenuto delle informazioni ambientali detenute dalle autorità pubbliche sulle condizioni in cui è reso tali informazioni disponibili e accessibili, e la procedura ottenuti;
(…)
3. Ciascuna parte garantisce che l’informazione ambientale sia resa progressivamente disponibile in banche dati elettroniche cui il pubblico sono facilmente accessibili attraverso reti pubbliche di telecomunicazioni .(…)
4. Ciascuna Parte pubblica e diffonde, ad intervalli regolari non superiori a tre o quattro anni un rapporto nazionale sullo stato dell’ambiente, comprese le informazioni sulla qualità dell’ambiente e informazioni sui vincoli l’ambiente.
(…)
9. Ciascuna Parte provvede a istituire progressivamente, tenendo conto, se del caso, i processi internazionali, un sistema coerente di inventari nazionali o salvare i dati sull’inquinamento in una banca dati informatica strutturata e accessibile al pubblico Questi dati sono stati raccolti attraverso report standardizzati. Tale sistema può comprendere le immissioni, le emissioni ei trasferimenti nei diversi ambienti e trattamento in loco e lo smaltimento on-site e off-site per un dato insieme di sostanze e prodotti derivanti da una serie attività di data, compresa l’acqua, l’energia e le risorse utilizzate per tali attività “.
77 . Sezione 23 dello Statuto della Legge Commissione Internazionale delle Nazioni Unite la responsabilità degli Stati per l’atto internazionalmente illecito si legge:
 
 
“1. L’illiceità dell’atto di uno Stato non conforme ad un obbligo internazionale di tale Stato è esclusa se l’atto è dovuto a cause di forza maggiore, cioè il verificarsi di una forza irresistibile o un evento imprevisto di fuori del controllo dello Stato e che è fisicamente impossibile, date le circostanze, per eseguire l’obbligazione.
   2. Il paragrafo 1 non si applica:
      a) La situazione di forza maggiore è dovuta, da soli o in combinazione con altri fattori, alla condotta dello Stato invoca esso o
      b) Se lo Stato assume il rischio di tale situazione si verifichi. “
LEGGE
I. ECCEZIONI preliminare del Governo
A. La qualità delle “vittime” dei candidati
78 . Il governo contestato l’errore di “vittima” dei ricorrenti, dicendo di aver subito alcuna violazione dei loro diritti al rispetto della vita privata e familiare e la casa, oppure i loro diritti alla salute e alla vita. A differenza dei richiedenti nei casi di López Ostra c. Spagna  (9 dicembre 1994, serie A n °  303-C) e  Guerra e altri contro Italia  (19 febbraio 1998,  Raccolta delle sentenze e delle decisioni  1998-I) , che viveva vicino a fabbriche inquinanti, i firmatari, in questo caso non hanno dimostrato che hanno vissuto o lavorato vicino a discariche o strade dove abbandono di rifiuti potrebbe aver causato gravi danni alla loro salute o il benessere. La città di Somma Vesuviana, in cui le persone interessate vivono o lavorano, non era nemmeno colpiti dalla “crisi rifiuti”. I ricorrenti lamentano, infatti la politica legislativa e gestione amministrativa dei rifiuti, introducendo così una Corte  popularis  non ammessi nel sistema della Convenzione.
 
 
79 . I ricorrenti sostengono che Somma Vesuviana è stato uno dei più comuni gravemente colpiti dalla “crisi rifiuti”. Che segue un articolo pubblicato il 4 Mag 2008 sul quotidiano  Corriere della Sera  notizia di un incendio di tonnellate di rifiuti, innescata dagli abitanti di questa città, e le parole della “crisi rifiuti” al ordine del giorno di due riunioni del consiglio della città. Inoltre, Somma Vesuviana è stato vicino alla città di Marigliano, che, secondo uno studio scientifico nel 2004 (cfr. paragrafo 60  sopra), sarebbe parte di una zona di alta concentrazione di tumori che sono legati alla presenza di rifiuti .
80 . La Corte ricorda che il meccanismo di controllo della Convenzione non accetta il popularis  ( Perez c. Francia  [GC], n o  47287/99, § 70, CEDU 2004-I,  Ada Rossi e altri c. Italia  (dicembre .), n °  55185/08, 55483/08, 55516/08, 55519/08, 56010/08, 56278/08, 58420/08 e 58424/08,  CEDU 2008 -… ). Inoltre, né l’articolo 8 né alcun’altra disposizione della Convenzione sono specificamente progettati per la protezione generale dell’ambiente in quanto tale ( Kyrtatos c. Grecia ,  n o  41666/98, § 52, CEDU 2003-VI (estratti )). Secondo la giurisprudenza della Corte, l’ elemento cruciale che determina se, nelle circostanze di un caso di danno ambientale hanno violato uno dei diritti garantiti dal paragrafo 1 dell’articolo 8 è l’esistenza di un impatto negativo sulla vita privata di una persona o famiglia, non solo la degradazione generale dell’ambiente ( Kyrtatos , § 52;  Fadeyeva c. Russia , n °  55723/00, § 68, CEDU 2005-IV ).
81 . La Corte rileva che i ricorrenti lamentano di una situazione che interessano l’intera popolazione della Campania, e cioè il danno ambientale causato dal malfunzionamento del sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti in luogo dalle autorità pubbliche. Tuttavia, si osserva che i documenti presentati dalle parti che Somma Vesuviana è stato colpito dalla “crisi rifiuti”. In particolare, una nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 16 novembre 2009 ha riferito che, a causa del blocco di un centro di produzione di CDR, Somma Vesuviana rifiuti non potevano essere trasportati e che “le strade […] sono state invase dai rifiuti “. I documenti allegati alle osservazioni del governo dicono che da gennaio 2008 a luglio 2009, 3.069 tonnellate di rifiuti sono stati rimossi durante le operazioni di raccolta che coinvolge 94 militari nella città di Somma Vesuviana e, il 5 maggio 2008 9 ott 2009, i pompieri sono stati chiamati a spegnere gli incendi 34 rifiuti. Una nota di ecologia e ambiente Somma Vesuviana ha detto che “da novembre 2007 a ??febbraio 2008, la crisi era al suo apice  “per mancanza di mezzi adeguati per depositare rifiuti nelle discariche.
In queste circostanze, la Corte ritiene che il danno ambientale lamentato dai ricorrenti sono suscettibili di influenzare direttamente il proprio benessere (v.,  a contrario ,  Kyrtatos , § 53). Di conseguenza, è necessario respingere l’opposizione del governo.
B. Sul presunto mancato esaurimento delle vie di ricorso interne
82 . Inoltre, il governo supplicato non esaurimento delle vie di ricorso interne. I ricorrenti avrebbero potuto un’azione di risarcimento danni contro l’ente che gestisce il servizio per la raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti a richiedere un risarcimento per i danni derivanti dal cattivo funzionamento del servizio, come sarebbe altre persone in Campania . E ‘chiaro dalla nota del 16 novembre 2009 la Presidenza del Consiglio dei Ministri (vedi punto 81) al 31 dicembre 2008, 1294 casi che riguardano gli stessi fatti e le affermazioni circa l’origine di questo richiesta era stata proposta dinanzi al giudici della Campania contro i diversi comuni della regione, compresa quella di Somma Vesuviana contro il vice commissario e contro la regione. Alcuni di loro hanno portato alla condanna dei Comuni e / o di commissario e la compensazione degli interessati. Quattro residenti di Somma Vesuviana hanno assegnato al comune, il commissario e l’azienda responsabile della raccolta dei rifiuti (MITA) davanti al giudice di pace del Sant’Anastasia. Altre azioni di risarcimento danni sono stati portati davanti al giudice amministrativo di diritto comune o di fuori della regione.
83 . Inoltre, i candidati possono richiedere al Ministero dell’Ambiente per introdurre prima che l’azione civile o penale per il risarcimento del danno ambientale ai sensi dell’articolo 18 della legge n.  349/86 contro lo stesso autorità e gestori di distributori società di servizi. Infine, sarebbe stato aperto alle parti interessate di parte civile nei procedimenti penali contro il personale delle imprese appaltatrici del servizio di raccolta dei rifiuti in Campania e contro i funzionari dell’Ufficio del Vice Commissario (paragrafi 49 e 51 della presente sentenza ). I ricorrenti non hanno avuto i rimedi di cui sopra, avrebbero fallito nel loro obblighi ai sensi dell’articolo 35 § 1 della Convenzione.
84 . Da parte loro, i ricorrenti hanno ritenuto di non avere ricorso effettivo ed efficace ai sensi degli articoli 35 e 13 della Convenzione. Essi sostengono che, nonostante la “crisi rifiuti” in Campania persiste dal 1994, nessuna decisione giudiziaria riconoscendo la responsabilità civile o penale di autorità pubbliche o imprese di servizio ‘è stato reso. Essi ammettono che il procedimento penale era stata avviata nel 2003 dal pubblico ministero presso il tribunale di Napoli contro i colpevoli, ma indicano che è ancora in sospeso. Essi concludono che i rimedi previsti dalla legge italiana ha offerto loro nessuna possibilità di ottenere un ordine del tribunale, o, addirittura, a cercare una soluzione alla “crisi dei rifiuti”.
85 . La Corte ricorda che la regola dell’esaurimento dei rimedi interni di cui all’articolo 35 § 1 della Convenzione è quello di permettere agli Stati contraenti la possibilità di prevenire o di destra le presunte violazioni contro di loro prima che saranno sottoposti a lui. Questa regola si basa sul presupposto, fatto salvo l’articolo 13 della convenzione – con cui ha strette affinità – che l’ordine fornisce un rimedio efficace per la presunta violazione ( Selmouni c. Francia  [GC ], n o  25803/94, § 74, CEDU 1999-V ). In questo modo, è un aspetto importante del principio che il meccanismo di protezione stabilito dalla Convenzione è sussidiario rispetto ai sistemi nazionali di tutela dei diritti umani ( Aksoy c. Turchia , 18 dicembre 1996, § 51 ,  Raccolta delle sentenze e delle decisioni  1996-VI ).
86 . Inoltre, secondo la regola dell’esaurimento dei rimedi interni a norma dell’articolo 35 § 1 della Convenzione, il richiedente deve perseguire i rimedi normalmente disponibili e sufficienti per permettersi di riparazione per le violazioni che a suo avviso, fermo restando che spetta al governo affermando non esaurimento per soddisfare la Corte che il rimedio è stato dato un efficace uno disponibile nella teoria e nella pratica, al momento dei fatti, vale a dire era accessibile e in grado di offrire al richiedente la composizione delle controversie e che ha offerto ragionevoli prospettive di successo (v., tra gli altri,  Akdivar e altri c. Turchia , 16 settembre 1996,  Raccolta delle sentenze e Le decisioni 1996-IV , p. 1210, § 66, e  Giacobbe e altri c. Italia , n °  16041/02, § 63, 15 dicembre 2005). Inoltre, secondo i “principi del diritto internazionale generalmente riconosciuti” circostanze particolari possono dispensare il richiedente dall’obbligo di scarico vie di ricorso interne a sua disposizione ( Selmouni , § 75).
87 . Per quanto riguarda la possibilità per i richiedenti di presentare un ricorso per risarcimento danni dinanzi al giudice civile, la Corte rileva, in primo luogo, che tale approccio potrebbe teoricamente hanno portato alla compensazione degli interessati ma non al percorsi di raccolta dei rifiuti e nei luoghi pubblici. Inoltre, anche supponendo che i danni constituât un adeguato risarcimento per presunte violazioni della Convenzione, la Corte ritiene che il Governo non ha dimostrato che i ricorrenti avrebbero avuto la possibilità di successo, applicando questo modo di resort. Il governo semplicemente fornire copie di incarichi portati davanti al magistrato da parte di alcuni residenti della Campania contro i responsabili della gestione dei rifiuti, e per indicare che i casi erano pendenti dinanzi ai tribunali civili e amministrativi. Nessuna decisione di un risarcimento civile assegnazione tribunale per gli abitanti delle zone interessate dall’accumulo di rifiuti sulle strade pubbliche è stato fornito dal governo. Inoltre, la Corte di Cassazione ha confermato nel 2009, la giurisdizione dei tribunali amministrativi per il trattamento delle domande relative alla “crisi dei rifiuti” (vedi supra, punto 70). Tuttavia, il governo non ha prodotto accordare un risarcimento danni al tribunale amministrativo del governo.
88 . Allo stesso modo, il Governo non ha citato alcun giurisprudenza che stabilisce che i residenti delle zone colpite dalla gestione inadeguata dei rifiuti erano qualificati per diventare parti civili nel procedimento penale per punire i reati contro la pubblica amministrazione e la ambiente.
89 . Infine, per quanto riguarda la possibilità di chiedere al Ministero dell’Ambiente per svolgere un’azione di risarcimento del danno ambientale ai sensi dell’articolo 18 della legge n.  349/86, la Corte ha rilevato, anzitutto, che la disposizione citata dal governo è stata abrogata dalla sezione 318 del Decreto Legislativo n °  152/06 e sostituita dalla sezione 311 del Decreto. Questa disposizione, come ex articolo 18 della legge n.  349/86, solo il Ministero dell’Ambiente può chiedere un risarcimento per danni ambientali e che gli individui non può che lo invita a entrare nella magistratura. Ne consegue che i rimedi previsti da tali disposizioni non avrebbero permesso i candidati a rivendicare il danno derivante dai danni ambientali. Come risultato, questi rimedi non può essere considerato un rimedio efficace ai sensi dell’articolo 35 § 1 della Convenzione.
90 . In considerazione di quanto precede, il Tribunale ritiene necessario di respingere l’opposizione del Governo sulla base di non esaurimento delle vie di ricorso interne.
C. Sull’osservazione di sei mesi
91 . Il governo ha sostenuto che, ai sensi dell’articolo 35 § 1 della Convenzione, gli sviluppi solo nei sei mesi precedenti la data di presentazione della domanda – in questo caso 9 GENNAIO 2008 – può essere portato a Corte e che questa disposizione vieta qualsiasi considerazione della situazione precedente.
92 . I ricorrenti non hanno preso una posizione su questo punto.
93 . La Corte rileva che i ricorrenti non si lamentano di un atto istantaneo, ma una crisi nella gestione del servizio di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento in Campania. Ha ricordato che quando la presunta violazione è, come qui, una situazione di continua, il periodo di sei mesi inizia a decorrere dal momento in cui questa situazione continua scaduto (vedi tra gli altri, ( Cinar c. Turchia , n o  17864/91, decisione della Commissione del 5 settembre 1994 ( Ülke c. Turchia  (dec.), n °  39437/98, 1 °  giugno 2004). Si ritiene pertanto sarà respinta l’obiezione del governo.
II. PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE
94 . Basandosi sugli articoli 2 e 8 della Convenzione, i ricorrenti sostengono che, non avendo adottato le misure necessarie per garantire il funzionamento della raccolta dei rifiuti pubblico e l’applicazione di inadeguate politiche amministrative e legislative, lo Stato gravemente colpito l’ambiente nella loro regione e in pericolo la loro vita e la salute così come quelli della popolazione generale. Le autorità pubbliche hanno anche omesso di informare le parti interessate dei rischi legati alla residenza in una zona inquinata.
95 . Il Governo contesta tale argomento.
96 . Padrona di fatti giuridici del caso ( Guerra e a. , citata supra, § 44 ), la Corte ritiene, alla luce della sua giurisprudenza in questo settore ( López Ostra , § 51 ,  ??Guerra e a. ,  citata, § 57 ;  Moreno Gómez c. Spagna , n °  4143/02, 16 novembre 2004,  Hatton e altri c. Regno Unito  [GC],  n o  36022/97, § 96, CEDU 2003-VIII), le censure delle ricorrenti ‘dovrebbe da esaminare nell’ambito del diritto al rispetto della vita privata e la casa ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione, le disposizioni in materia come segue:
“1. Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria privacy della sua casa (…), (…).
2. Non ci può essere ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge ed è una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, di pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, la prevenzione di disordini e la prevenzione del crimine, protezione della salute o della morale e la tutela dei diritti e delle libertà altrui . “
A. Ammissibilità
97 . La Corte rileva che tale censura non è manifestamente infondato ai sensi dell’articolo 35 § 3 della Convenzione e non in conflitto con qualsiasi altro motivo di irricevibilità. Dovrebbe pertanto essere dichiarato ricevibile.
B. Sul fondo
1. Argomenti delle parti ‘
a) Il Governo
98 . Il governo ammette che “quasi disastrosa gestione del servizio per la raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti in alcune aree della provincia di Napoli” provocato l’accumulo di rifiuti nelle strade di alcune città e la creazione di scarico illegale. Tuttavia, egli sostiene che la fase acuta della crisi durò solo cinque mesi, cioè da fine 2007 a ??maggio 2008, e che in ogni caso, Somma Vesuviana non è stata influenzata.
 
 
99 . Egli sostiene inoltre che le difficoltà in Campania sono per cause di forza maggiore come la presenza della criminalità organizzata nella regione, il mancato rispetto da parte dei contraenti del servizio di raccolta dei rifiuti dei loro obblighi in base a contratti di concessione, la mancanza di aziende disposte a fornire continuità del servizio pubblico e di opposizione alla creazione di discariche e centri di produzione di CDR. Si afferma inoltre che i rifiuti fuoco nelle strade sono stati attivati ??dai cittadini, motivo per cui lo Stato non può essere ritenuta responsabile.
100 . Egli fa notare che in ogni caso, le autorità italiane hanno adempiuto il loro dovere di vigilanza e di adottare misure adeguate per rispondere alla “crisi”. Da un lato, hanno commissionato il procedimento penale contro i responsabili di cattiva gestione della situazione. D’altra parte, hanno adottato diverse misure legislative, tra cui il D. Lgs Nessun  90/08 in cui sono stati messi in un sistema efficace che ha portato alla raccolta dei rifiuti, l’eliminazione del recupero illegale di dumping e funzionamento degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti (vedi precedente punto 68).
101 . Inoltre, essi hanno condotto molti studi sulle cause e gli effetti della “crisi rifiuti” in Campania e ha fornito al pubblico informazioni che consentano di valutare la propria esposizione ai rischi connessi alla raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti. Le cause della crisi dei rifiuti in Campania sono stati analizzati da tre comitati, tra cui i risultati in documenti pubblici. Il Dipartimento della Salute e Servizio Protezione Civile ha commissionato diversi studi sull’impatto della crisi per l’ambiente e la salute umana (paragrafi 62-64 sopra). Questi studi hanno dimostrato  che la “crisi rifiuti” ha avuto un impatto significativo sull’ambiente – ad eccezione di un aumento sporadico dei livelli di inquinamento delle acque non direttamente imputabili alla presenza di rifiuti – o negativa sulla salute umana. I loro risultati sono stati diffusi in occasione di seminari e conferenze pubbliche. Infine, un centro di documentazione sulla salute e l’inquinamento ambientale provocato dai rifiuti gestito dal Centro Nazionale per la prevenzione e il controllo (CCM) e la regione Campania, si sta creando.
b) Dottorato di Ricerca candidati
102 . I ricorrenti sostengono che le carenze delle autorità pubbliche nella gestione della crisi ha causato danni per l’ambiente e in pericolo la loro salute.
103 . Il Resistente avrebbe anche violato l’obbligo di fornire informazioni per consentire agli interessati di valutare la loro esposizione ai rischi connessi con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, perché hanno rilasciato al pubblico i risultati di lo studio commissionato dal dipartimento della protezione civile (cfr. supra, punto 62). Inoltre, lo studio della ISS, ha presentato alla Prefettura di Napoli nel gennaio 2009 (paragrafo 63 sopra), avrebbe mostrato un legame tra il tasso di tumori e la presenza degli scarichi nella zona che comprende i comuni Acerra, Nola e Marigliano (al confine con Somma Vesuviana).
2. Giudizio della Corte
a) Principi generali
104 . La Corte ricorda che l’inquinamento ambientale gravi possono influire sul benessere e impedire loro di godersi le loro case in modo da incidere sulla loro vita privata e familiare ( López Ostra ,  supra, § 51,  Guerra e altri , § 60).
 
 
105 . Si ricorda inoltre che l’articolo 8 non si limita a costringere lo Stato ad astenersi da interferenze arbitrarie: questa impresa soprattutto negativi possono essere obblighi positivi inerenti ad un effettivo rispetto della vita privata. In ogni caso, affrontare la questione in termini di obbligo positivo dello Stato di adottare misure ragionevoli e appropriate per proteggere i diritti individuali ai sensi del primo comma del dell’articolo 8 o in termini di ingerenza di una autorità pubblica per giustificare in base al secondo comma, i principi applicabili sono molto simili ( López Ostra,  supra, § 51, e  Guerra , supra, § 58).
106 . Gli Stati sono in primo luogo l’obbligo positivo, specialmente nel caso di un’attività pericolosa, per stabilire norme adeguate per la specificità delle attività, compreso il livello di rischio che può comportare. Tale obbligo è quello di governare la licenza, messo in funzione, il funzionamento, la sicurezza e il controllo delle attività in questione, e che l’imposizione di qualsiasi persona colpita da questa adozione di misure concrete per assicurare l’effettiva tutela dei cittadini le cui vite possono essere esposti ai pericoli insiti nel settore in questione (v.,  mutatis mutandis , 
Unoc. ryildiz Turchia , [ GC], n o  48939/99, § 90, CEDU 2004-XII).
107 . Per quanto riguarda gli obblighi procedurali di cui all’articolo 8, la Corte ricorda che essa attribuisce particolare importanza per l’accesso del pubblico alle informazioni per valutare il pericolo a cui è esposto ( Guerra ,  supra, § 60 ;  Taskin e altri c. Turchia,  n o 46117/99, § 119, CEDU 2004-X;  Giacomelli c. Italia , n °  59909/00, § 83, CEDU 2006-XII ;  Tartaro c. Romania ,  n °  67021/01 ,  § 113, CEDU 2009 -… (estratti )). Si ricorda inoltre che l’articolo 5 § 1 c) della Convenzione di Aarhus, ratificata in Italia, prevede che ciascuna Parte si accerta ”  che in caso di minaccia imminente per la salute umana o l’ambiente, a causa alle attività umane o dovuta a cause naturali, tutte le informazioni che possono consentire al pubblico di adottare misure per prevenire o ridurre i danni che sono in possesso di una pubblica autorità siano diffuse immediatamente e senza indugio a coloro possono essere influenzati “(vedi supra, punto 76).
b) applicazione di questi principi al caso di
108 . La Corte ricorda anzitutto che ha appena visto (paragrafo 80 sopra) che la città di Somma Vesuviana, dove i candidati vivono o lavorano, ha colpito la “crisi rifiuti”. Essa rileva che la Campania è stato lo stato di emergenza in data 11 febbraio 1994 al 31 dicembre 2009 e che i ricorrenti sono stati costretti a vivere in un ambiente inquinato da littering in pubblico almeno la fine del 2007 fino al maggio 2008. La Corte ritiene che questa situazione potrebbe portare ad un deterioramento della qualità della vita degli interessati e, in particolare, interferire con il loro diritto al rispetto della vita privata e domestica. Pertanto, l’articolo 8 è applicabile in questo caso. Inoltre, la Corte ha osservato che i ricorrenti non hanno pretesa di essere affetti da malattie legate all’esposizione ai rifiuti e che gli studi scientifici presentati dalle parti giungono a conclusioni opposte circa l’esistenza di un legame causalità tra esposizione a rifiuti e l’aumento del rischio di sviluppare malattie come il cancro o difetti alla nascita. In queste condizioni, anche se la Corte di giustizia dell’Unione europea, chiamata a pronunciarsi sulla questione dello smaltimento dei rifiuti in Campania, ha scoperto che l’accumulo di grandi quantità di rifiuti su strade ed aree pubbliche deposito temporaneo era suscettibile di esporre al pericolo la salute della popolazione residente (v. sentenza C-297/08, citata, punti 55 e 56 della presente sentenza), la Corte non può concludere che la vita e la salute i candidati sono stati minacciati. Tuttavia, l’articolo 8 può essere invocata anche in assenza di prova di un grave pericolo per la salute degli interessati (vedi  López Ostra , § 51).
109 . La Corte ritiene che questo caso non è su una diretta interferenza con il diritto al rispetto della vita privata e la casa dei richiedenti sarebbe materializzato da un atto di autorità pubbliche, ma sulla presunta violazione di questi di adottare misure adeguate per garantire il buon funzionamento del servizio per la raccolta,  trattamento e smaltimento  dei rifiuti nella città di Somma Vesuviana. Si ritiene pertanto opportuno campo di obblighi positivi ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione (v.  Guerra , supra, § 58).
110. La raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti è, senza dubbio, attività pericolose (vedere,  mutatis mutandis ,  Öneryildiz , § 71). Pertanto, è stato sotto stato un obbligo positivo di adottare misure ragionevoli e appropriate che tutelano i diritti delle parti interessate al rispetto della loro privacy e la loro casa e, più in generale, al godimento di un ambiente sana e protetta (vedi  tartari , § 107). La Corte sottolinea anche il margine di apprezzamento discrezionale degli Stati nella scelta delle misure concrete per adempiere ad obblighi positivi ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione (v.  Fadeyeva , § 96).
 
 
In questo caso, dal 2000 al 2008, il servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti è stata affidata a imprese di diritto privato, mentre il servizio di raccolta dei rifiuti nella città di Somma Vesuviana è stato fornito da alcune società a capitale pubblico. Il fatto che le autorità italiane hanno dato a terzi la gestione di un servizio pubblico non contengono tuttavia obblighi di diligenza che le incombono ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione (v.  López Ostra , supra, § § 44 -58).
 
 
111. La Corte rileva che il governo italiano ha adottato nel maggio 2008, diverse misure e le iniziative adottate per superare le difficoltà incontrate nella regione Campania e lo stato di emergenza dichiarato in Campania 11 Febbraio 1994, è stato revocato 31 Dicembre 2009. Il Governo convenuto, naturalmente, ammesso l’esistenza di una crisi, ma ha chiamato una situazione di forza maggiore. A questo proposito, la Corte rileva semplicemente che ai sensi dell’articolo 23 dello Statuto della Commissione diritto internazionale delle Nazioni Unite, la responsabilità dello Stato per atti internazionalmente illecito, “forza maggiore” si compone di “(…) (…) una forza irresistibile o un evento imprevisto al di là del controllo dello Stato che rende materialmente impossibile nelle circostanze di eseguire [un] obbligo [Internazionale ] “(paragrafo 77 sopra). Viste anche le conclusioni della Corte di giustizia dell’Unione europea nel caso sopra C-297/08, la Corte ritiene che le circostanze invocate dallo Stato italiano non può come forza maggiore.
 
 
112. Secondo la Corte, anche se si ritiene, come affermato dal Governo, che la fase acuta della crisi è durata solo cinque mesi – da fine 2007 a maggio 2008 – e nonostante il margine di apprezzamento allo Stato convenuto, è chiaro che l’incapacità prolungata delle autorità italiane per garantire il buon funzionamento del servizio di raccolta, trattamento e smaltimento violato il diritto dei ricorrenti ‘al rispetto della vita privata e la casa, in violazione dell’articolo 8 della Convenzione nel suo aspetto sostanziale.
 
 
113 . Tuttavia, per quanto riguarda l’aspetto procedurale di cui all’articolo 8 della denuncia e presunta mancanza di diffusione di informazioni che consente ai richiedenti di valutare il rischio che di fronte, la Corte ha sottolineato che gli studi commissionati dalla Servizio di Protezione Civile sono stati pubblicati nel 2005 e nel 2008. Pertanto, si ritiene che le autorità italiane hanno soddisfatto l’obbligo di informare le persone interessate, compresi i ricorrenti, sui rischi della sua incapacità di continuare a risiedere in Campania. Pertanto, non vi è stata violazione dell’articolo 8 della convenzione in tal senso.
III. Presunte violazioni dei SEZIONI 6 E 13 DELLA CONVENZIONE
114 . Basandosi sugli articoli 6 e 13 della Convenzione, i ricorrenti hanno sostenuto che le autorità italiane non hanno preso alcuna iniziativa per salvaguardare i diritti dei contendenti e criticare la giustizia per il notevole ritardo nel perseguire i responsabili di “gestire” dei rifiuti.
115 . Per quanto riguarda la censura relativa alla apertura di un procedimento penale, la Corte ha rilevato che né l’articolo 6 e l’articolo 13 né alcuna altra disposizione della Convenzione non garantisce un richiedente il diritto di perseguire e condannare gli altri o il diritto di la “vendetta privata” (vedi  Pere z, § 70; 
Unoryildiz , § 147). Pertanto, la Corte dichiara che vi sia dichiarato questa parte della denuncia irricevibile, in quanto incompatibile  ratione materiae  con le disposizioni della Convenzione, ai sensi degli articoli 35 § § 3 b) e 4.
116 . Tuttavia, a condizione che la censura delle ricorrenti ‘riguarda l’assenza nel sistema giuridico italiano di rimedi efficaci che permetta loro di ottenere riparazione per le ferite riportate, la Corte ritiene che sia il L’articolo 13 della Convenzione, è strettamente legata alle denunce trattate nei paragrafi 93-111 sopra e dovrebbe pertanto essere dichiarato ricevibile.
117 . La Corte ricorda che l’articolo 13 della Convenzione garantisce l’esistenza nel diritto interno un rimedio che permette l’autorità nazionale competente per affrontare la sostanza di un “reclamo discutibile” ai sensi della Convenzione ( Z. e altri c. . Regno Unito  [GC], n o  29392/95, § 108, CEDU 2001-V). Lo scopo di questo lavoro è quello di fornire un mezzo attraverso cui gli individui possono ottenere, a livello nazionale, il recupero di violazioni dei loro diritti ai sensi della Convenzione, prima di dover implementare il meccanismo internazionale di denuncia al Corte ( Kudla c. Polonia  [GC], n o  30210/96, § 152, CEDU 2000-XI).
118 . Date le conclusioni ha raggiunto l’esistenza di rimedi efficaci ed efficaci per sollevare dinanzi alle autorità nazionali i reclami relativi alla conseguenze negative per i ricorrenti alla cattiva gestione del servizio di raccolta, elaborazione e lo smaltimento dei rifiuti (paragrafi 84-89 sopra), la Corte dichiara che vi terrà in violazione dell’articolo 13 della Convenzione, in questo caso .
IV. SULL ‘APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
119 . Ai sensi dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte constata una violazione della Convenzione o dei suoi protocolli e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette che una parziale riparazione per questa violazione, la Corte concede la parte lesa , se del caso, un’equa soddisfazione. “
A. Danno
120 . I ricorrenti individuali dichiarato 15.000 euro (EUR) per il danno materiale subito.
121 . Il Governo contesta queste affermazioni, sostenendo che la richiesta riguarda solo M e   di Lorenzo Errico, un avvocato dinanzi alla Corte in nome proprio.
122 . La Corte ha rilevato che M e  di Lorenzo ha chiesto un risarcimento per presunti danni morali non solo per sé ma per “ogni chiamante,” perché ritiene che la domanda si estende a tutti i candidati. Nella fattispecie, la Corte ritiene, tuttavia, che la constatazione di violazioni della Convenzione, che ha raggiunto è sufficiente compensazione per danni morali.
B. Costi e spese
123 . Note tassa per sostenere il candidati richiesta 23 € 263,72 per i costi e le spese sostenute dinanzi alla Corte.
124 . Il Governo contesta questa affermazione.
125 . Secondo la giurisprudenza della Corte, il richiedente ha diritto al rimborso dei suoi costi e spese solo nella misura in cui esse siano state effettivamente e necessariamente e ragionevole del loro ammontare  ( vedi Iatridis c. Grecia  (equa soddisfazione) [GC ], n o  31107/96, § 54, CEDU 2000-XI). Inoltre, le spese legali sono recuperabili solo nella misura in cui essi si riferiscono alla violazione constatata ( Beyeler c. Italia  (equa soddisfazione) [GC], n o 33202/96, § 27, 28 maggio 2002;  c Sahin . Germania  [GC], n o  30943/96, § 105, CEDU 2003-VIII. In questo caso, e dato i documenti in suo possesso e la sua giurisprudenza, la Corte ritiene ragionevole attribuire M e   di Errico Lorenzo la somma di 2 500 EUR per le spese sostenute ai fini del procedimento dinanzi ad essa.
C. Interessi di mora
126 . La Corte ritiene opportuno basare il tasso degli interessi moratori sul tasso di interesse sul tasso di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea maggiorato di tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE
 
 
 
1.   dichiara la maggioranza, il ricorso ricevibile in relazione ai reclami ai sensi degli articoli 8 e 13 della Convenzione e, all’unanimità, inammissibile per il resto;
 
 
 
2.   Dichiara , per sei voti contro uno, una violazione dell’articolo 8 della Convenzione nel suo aspetto sostanziale;
 
 
 
3.   Dichiara , all’unanimità, che non c’era violazione dell’articolo 8 della Convenzione nel suo aspetto procedurale;
 
 
 
4.   Dichiara , per sei voti contro uno, la violazione dell’articolo 13 della Convenzione;
 
 
 
5.   Dichiara , per sei voti contro uno,
a) che lo Stato convenuto deve versare entro tre mesi dal giorno la decisione diventa definitiva in conformità all’articolo 44 § 2 della Convenzione, 2 500 EUR (€ 2.500) a M e  Errico di Lorenzo costi e spese;
b) che a partire dalla scadenza del termine fino al versamento, questo importo salirà a interesse semplice ad un tasso pari al tasso di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante questo periodo, aumentato di tre punti percentuali;
 
  
6.   respinto , all’unanimità, la domanda di equa soddisfazione per il resto.
 
 
Fatto in francese, poi comunicata per iscritto 10 Gennaio 2012, in applicazione dell’articolo 77 § § 2 e 3 del regolamento.
 
 
 
       Stanley Naismith Françoise Tulkens 
              cancelliere Il presidente
Questo stop è fissato, ai sensi dell’articolo 45 § 2 della Convenzione e 74 § 2, la presentazione del parere specifico del Giudice Sajó.
FT 
SSN
 
 
 
 
ALLEGATO
 
 
ELENCO DEI CANDIDATI
 
 
Nome                           Anno di nascita             Posizione
 
1. Di Sarno Francesco          1954              Sant’Anastasia (NA)
2. Di Lorenzo Errico             1974              Somma Vesuviana (NA)
3. Raiola Luigi                      1974              Somma Vesuviana (NA)
4. De Falco Lucio                 1939              Somma Vesuviana (NA)
5. Esposito Marianna           1978              Somma Vesuviana (NA)
6. Buonuomo Armando        1948              Somma Vesuviana (NA)
7. Di Lorenzo Domenico      1977              Somma Vesuviana (NA)
8. Di Lorenzo Giuseppina     1974              Somma Vesuviana (NA)
9. Izzo Ulderico                    1940              Somma Vesuviana (NA)
10. Veccia Anna                   1942              Somma Vesuviana (NA)
11. Rippa Mariano                1944              Somma Vesuviana (NA)
12. Di Lorenzo Mariano        1944              Somma Vesuviana (NA)
13. Rippa Giuseppe              1947              Somma Vesuviana (NA)
14. Aliperta Maria                 1946              Somma Vesuviana (NA)
15. Coppola Angelo              1967              Palma Campania (NA)
16. Raiola Gaetano                1950              S. Giorgio Cremano (NA)
17. Galise Armando               1976             Acerra (NA)
18. Raiola Giovanna               1980             Acerra (NA)
 
 
PARERE dissenziente del giudice Sajo
( Traduzione )
 
 
Mentre condivido le preoccupazioni espresse dai miei colleghi nel merito, mi dispiace dissociarmi da loro in questo caso perché credo che il ricorso è irricevibile.
La Corte nella sua sentenza, ha respinto l’obiezione del Governo sulla base di non esaurimento delle vie di ricorso interne. Ha detto che spetta al governo affermando non esaurimento per soddisfare la Corte che il rimedio previsto è stato un anno efficace disponibile in teoria e in pratica al momento dei fatti, vale a dire che era accessibile e in grado di offrire al richiedente la composizione delle controversie e che ha offerto ragionevoli prospettive di successo. La Corte ha dichiarato che “nessuna decisione di un risarcimento civile assegnazione tribunale per gli abitanti delle zone interessate dall’accumulo di rifiuti sulle strade pubbliche è stato fornito dal governo. “(Art. 87 del Giudizio). Non è mai stato dichiarato che il regime di responsabilità civile in Italia è incompleta in quanto tali, nella fattispecie, era semplicemente impossibile provare l’esistenza di un rimedio, come il ricorrenti non ha aspettato la fine del loro provvedimento civile (a quanto pare alcuni tra i richiedenti e gli altri in situazioni simili hanno avviato una tale azione dinanzi al giudice nazionale). E ‘impossibile dimostrare l’esistenza di un rimedio in questo caso, se non diamo la giustizia al tempo di esaminare il caso. Gli eventi in questione ha avuto luogo almeno dopo la fine del 2007 fino a maggio 2008 (punto 108). La domanda è stata depositata il 9 gennaio 2008 il governo ha presentato le sue osservazioni il 23 ottobre 2009. Io non vedo come la magistratura italiana avrebbe potuto produrre tra maggio 2008 e il 23 ott 2009 (o la data delle nostre deliberazioni) una decisione definitiva, che avrebbe dimostrato l’efficacia o meno del ricorso.
 
 
 

 

 

 

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