Anno: 2011 | Autore: SIMONETTA SANDRI

 

 

AIDA (“Interamerican Association for Environmental Defense”) a Durban

 

Cambiamenti climatici e diritti umani in America Latina

 


SIMONETTA SANDRI*

 


L’Associazione Interamericana per la Difesa dei Diritti Ambientali (AIDA)
1  ha presentato a Durban un interessante Rapporto di 47 pagine relativo ai principali impatti sui diritti umani derivanti dai cambiamenti climatici in America Latina2.


Partendo dalla richiesta del 2008 alla Commissione Interamericana sui Diritti Umani (IACHR), da parte dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), di approfondire il legame fra cambiamenti climatici e diritti umani, il Rapporto prova a delineare i principali impatti dei cambiamenti climatici sui diritti umani in America Latina, fornendo alcune raccomandazioni.


La conclusione generale è che i cambiamenti in questione comportano conseguenze severe sul diritto ad un ambiente sano (peraltro garantito dall’art. 11 del Protocollo di San Salvador), nel deterioramento che essi causano agli ecosistemi dai quali le comunità umane dipendono. Se si consideri, poi, che tale diritto è strettamente connesso ad altri diritti umani, i cambiamenti climatici avranno serie conseguenze anche sui diritti ad una vita dignitosa (garantito all’art. 4 della Convezione Americana sui Diritti Umani), alla salute, al cibo, all’acqua e ad un adeguato alloggio.


Gli Stati hanno un’obbligazione positiva di proteggere e di garantire i diritti umani delle persone sotto la propria giurisdizione e devono utilizzare tutti i mezzi a propria disposizione per evitare attività dannose all’ambiente, quali l’inquinamento.


Gli impatti dei cambiamenti climatici sono particolarmente severi per le popolazioni socialmente marginalizzate – quelle più povere, donne, bambini e gruppi etnici minori – perché maggiormente dipendenti dai sistemi naturali impattati, tanto a livello di sussistenza che culturale-religioso.


I principali impatti  identificati ed analizzati riguardano pertanto:


    La perdita di risorse idriche potabili
Attualmente, oltre 71 milioni di persone in America Latina (circa il 14% della popolazione) non ha accesso ad acqua di qualità e oltre 22 milioni vivono in zone “a stress idrico”. Si stima che entro il 2025, ulteriori 77 milioni potrebbero soffrire di carenza idrica a causa dei cambiamenti climatici della regione, numero che potrebbe raddoppiare ancora nel 2055.
Tali impatti comporteranno serie conseguenze non solo sul diritto all’accesso all’acqua ma anche sui diritti al cibo, alla salute ed alla vita in generale.
I ghiacciai andini, ad esempio, si sono drammaticamente ridotti fin dagli anni Settanta, in un trend strettamente legato all’aumento delle temperature. Gli scienziati del clima ritengono che entro il 2050 oltre 50 milioni di persone nella regione andina saranno colpiti da tale perdita di acqua utilizzata a scopi potabili, di irrigazione, igienici e di approvvigionamento energetico. Va ricordato, inoltre, che oltre il 90% dell’agricoltura in America Latina non è irrigato e che è pertanto molto vulnerabile ai cambiamenti delle precipitazioni o all’aumento del fenomeno erosivo.


•    Gli uragani e le alluvioni
Il Continente ha recentemente sofferto di alluvioni inusuali estreme. Ad esempio, nel 2008, oltre 300.000 persone sono rimaste senza tetto durante alcune alluvioni devastanti in Brasile, in Colombia il fenomeno ha colpito oltre 2 milioni di persone con l’uragano del 2010, il più devastante degli ultimi 40 anni, ed è costato oltre 300 milioni di dollari in aiuti di emergenza.


    L’aumento dei livelli del mare
Il riscaldamento delle temperature oceaniche ha comportato un importante declino nelle alghe marine che formano la base degli ecosistemi. La conseguenza è stata la distruzione di oltre l’80% delle barriere coralline caraibiche, base fondamentale della crescita ittica.


    L’aumento delle malattie di origine idrica
L’aumento del fenomeno alluvionale e delle temperature comporta un’importante diffusione di malattie di origine idrica. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) stima che nel 2000 gli eventi legati ai cambiamenti climatici abbiano ucciso circa 154.000 persone nel mondo a causa di malattie quali diarrea, malaria e malnutrizione.


Alcuni studi scientifici stimano che da qui al 2030 l’America Latina possa conoscere un aumento del rischio di malaria legato ai cambiamenti climatici fino al 28%.


In generale, le popolazioni maggiormente vulnerabili sono sicuramente quelle più povere, svantaggiate economicamente e culturalmente, quelle che dipendono maggiormente dalle risorse naturali per il loro sostentamento e che ad esse sono legate per cultura, religione e tradizione. Si pensi a popolazioni indigene o a comunità tradizionali che vivono del legame speciale fra il loro territorio e le risorse naturali, perché il loro sostentamento è basato su coltivazione, caccia, pesca.


Dopo tali analisi, il Rapporto si conclude con alcune raccomandazioni a Stati, organizzazioni intergovernative ed a istituzioni finanziarie internazionali.


Le raccomandazioni rivolte agli Stati riguardano pertanto la necessità di: cooperare per adottare impegni internazionali obbligatori, effettivi ed equi per prevenire ulteriori cambiamenti climatici; lavorare per ridurre al massimo il contributo umano a tali cambi; rivedere le attuali politiche energetiche al fine di includervi maggiori fonti di energia rinnovabile; condurre una completa analisi dei possibili impatti dei cambiamenti climatici sui diritti umani; assicurare un’effettiva partecipazione delle parti interessate ed un accesso all’informazione effettivo.


Alle organizzazioni inter-governative viene, invece, chiesto di riconoscere il legame cambiamenti climatici-diritti umani e di impegnarsi alla promozione di accordi internazionali vincolanti.


Alle istituzioni finanziarie internazionali, alle banche nazionali di sviluppo ed ai fondi sovrani, infine, viene richiesto di incorporare obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici nelle politiche di finanziamento – al fine di evitare di sovvenzionare progetti che contribuiscano ai cambiamenti climatici – e di adottare una prospettiva diritti umani nelle politiche di investimento.

* Environment manager presso Eni exploration & production – SEQ – AMTE.

1  Fondata nel 1998, AIDA è un’organizzazione di diritto ambientale che protegge gli ecosistemi minacciati e le comunità umane da esso dipendenti. Sito web: http://www.aida-americas.org/
2  Il Rapporto si trova in http://www.aida-americas.org/en/node/1761
3  Il Rapporto precisa che la lista dei potenziali effetti sui diritti umani non vuole essere esaustiva ma che trattasi di quelli maggiormente noti ed identificabili. Esso si concentra poi su quelli primari e non analizza i secondari come quelli potenziali di conflitti derivanti dalla diminuzione delle risorse.