La settimana europea di riduzione dei rifiuti dal 19 al 27 novembre 2011.
CARLO LUCA COPPINI*
L’Unione europea prosegue nel proprio tentativo di sensibilizzare tutti gli operatori direttamente coinvolti nel problema della gestione dei rifiuti a ridurne la produzione e lo fa mediante la proposizione della terza edizione della settimana europea della riduzione dei rifiuti. L’intento deriva dalla volontà di perseguire efficacemente gli obiettivi di prevenzione dei rifiuti enunciati nella Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE che, definendo le priorità nella gerarchia dei rifiuti, pone proprio la “prevenzione” al primo posto rispetto a b) preparazione per il riutilizzo, c) riciclaggio, d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e infine allo smaltimento (art. 4 della Direttiva 2008/98/CE). Principi, questi, introdotti dal legislatore italiano nella panoramica normativa ambientale con gli articoli 180 e 180 bis del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 156, così come modificato dal D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205.
La complessità che sicuramente ha sino ad ora posto e che porrà il problema della prevenzione della produzione di rifiuti non può comportare risposte immediate ma processi che lo stesso art. 28 della suddetta Direttiva impone di cercare attraverso lo studio e la realizzazione di veri e propri programmi di prevenzione con il principale scopo di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti.
La partecipazione alla settimana europea per la riduzione dei rifiuti, dal 19 al 27 novembre, è patrocinata principalmente dal Ministero dell’Ambiente ed è estesa a tutti gli enti, istituzioni – sia pubbliche che private – associazioni, scuole, Università ed operatori del settore (cc.dd.: Project Developer). L’iscrizione potrà essere effettuata sino al prossimo 2 novembre attraverso la compilazione di un apposito modulo disponibile sui siti: http://www.ecodallecitta.it/menorifiuti/documenti.php oppure www.ewwr.eu/.
Lo scopo dell’iniziativa, quindi, è quello di raccogliere e di mettere in risalto azioni e/o esperienze che possano migliorare la riduzione dei rifiuti domestici urbani, quelli da imballaggi ed in ogni caso tutto il materiale che, con particolari trattamenti, potrebbe essere recuperato anche quale sottoprodotto con la prioritaria funzione di mostrare il conseguimento concreto degli obiettivi prefissati nell’ambito dei programmi europei divenendo, in questo modo, dei punti di riferimento utili per chi decide di avviare nuovi progetti.
L’elemento che oggettivamente contraddistingue la realtà italiana in materia di produzione dei rifiuti urbani, tuttavia, è che questa sia ritornata ad essere direttamente proporzionale all’aumento dei consumi. Dal 2010, infatti, la produzione dei rifiuti è aumentata visto che, come accertato dagli indicatori ambientali urbani dell’Istat nel 2010, nei Comuni capoluogo di Provincia la quantità pro capite di rifiuti è tornata a crescere in media dell’0,9% rispetto al 2009 (pari a 609,5 kg abitante). Il dato è in controtendenza: dopo tre anni di andamento decrescente nel 2010 i valori pro capite sono tornati ad aumentare.
A tre anni di distanza dalla succitata Direttiva quadro, quindi, molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare soprattutto al fine di far convivere i due diversi momenti di concreta partecipazione dei produttori dei rifiuti – di qualsiasi tipologia e/o provenienza – con quelli di adeguamento alle possibili incognite derivanti dal consumo e dai diversi periodi economici al fine di diminuirne gradualmente l’impatto e l’incidenza, sino ad eliminarla totalmente.
* Avvocato in Milano