Giurisprudenza: Giurisprudenza Sentenze per esteso massime |
Categoria: Diritto processuale civile,
Inquinamento acustico
Numero: 16408 |
Data di udienza: 9 Maggio 2017
INQUINAMENTO ACUSTICO – Immissioni rumorose illecite – Risarcimento del danno non patrimoniale – Assenza di prova di un danno biologico documentato – Ininfluenza – Accertamento di fatto adeguatamente motivato – Superamento della normale tollerabilità – Prova mediante presunzioni – Diritti costituzionalmente garantiti – Diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione – Art. 8 Conv. Eur. Dir. Uomo – DIRITTO PROCESSUALE CIVILE – Esercizio del potere discrezionale conferito al giudice di merito – Motivazione della decisione adeguata – Sindacato in sede di legittimità – Esclusione.
Provvedimento: Ordinanza
Sezione: 2^
Regione:
Città:
Data di pubblicazione: 4 Luglio 2017
Numero: 16408
Data di udienza: 9 Maggio 2017
Presidente: MIGLIUCCI
Estensore: FEDERICO
Premassima
INQUINAMENTO ACUSTICO – Immissioni rumorose illecite – Risarcimento del danno non patrimoniale – Assenza di prova di un danno biologico documentato – Ininfluenza – Accertamento di fatto adeguatamente motivato – Superamento della normale tollerabilità – Prova mediante presunzioni – Diritti costituzionalmente garantiti – Diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione – Art. 8 Conv. Eur. Dir. Uomo – DIRITTO PROCESSUALE CIVILE – Esercizio del potere discrezionale conferito al giudice di merito – Motivazione della decisione adeguata – Sindacato in sede di legittimità – Esclusione.
Massima
CORTE DI CASSAZIONE CIVILE Sez. 2^ 04/07/2017 (Ud. 09/05/2017) Ordinanza n.16408
INQUINAMENTO ACUSTICO – Immissioni rumorose illecite – Risarcimento del danno non patrimoniale – Assenza di prova di un danno biologico documentato – Ininfluenza – Accertamento di fatto adeguatamente motivato – Superamento della normale tollerabilità – Prova mediante presunzioni – Diritti costituzionalmente garantiti – Diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione – Art. 8 Conv. Eur. Dir. Uomo.
Il danno non patrimoniale conseguente ad immissioni illecite è risarcibile indipendentemente da un danno biologico “documentato”, quando sia riferibile alla lesione del diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione e del diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane, trattandosi di diritti costituzionalmente garantiti, la cui tutela è ulteriormente rafforzata dall’art. 8 Conv. Eur. Dir. Uomo, norma alla quale il giudice interno è tenuto ad uniformarsi (Cass. Ss.Uu. 2611/ 2017; Cass. 20927 /2015 e Cass. 26899/2014). Ne consegue che, considerata la natura del pregiudizio oggetto di tutela, la relativa prova può essere fornita anche mediante presunzioni, sulla base delle nozioni di comune esperienza. Fattispecie: riconoscimento del risarcimento del danno non patrimoniale di 30.000 euro, in conseguenza dell’accertata esposizione per diversi anni, nella loro casa di abitazione e per di più prevalentemente nelle ore notturne, ad immissioni rumorose eccedenti la normale tollerabilità, di per sé fonti di stress, facendo da ciò derivare una lesione della sfera personale e dell’integrità psico-fisica dei medesimi.
DIRITTO PROCESSUALE CIVILE – Esercizio del potere discrezionale conferito al giudice di merito – Motivazione della decisione adeguata – Sindacato in sede di legittimità – Esclusione.
L’esercizio in concreto del potere discrezionale conferito al giudice di merito non è suscettibile di sindacato in sede di legittimità, quando la motivazione della decisione dia adeguatamente conto dell’uso di tale facoltà, indicando il processo logico e valutativo seguito (Cass. n.13077/2002).
(conferma sentenza n. 286/2013 della CORTE D’APPELLO di MILANO, dep, 23/01/2013) Pres. MIGLIUCCI, Rel. FEDERICO, Ric. TRAMONTI SRL Cr. Peroncini ed altro
Allegato
Titolo Completo
CORTE DI CASSAZIONE CIVILE Sez. 2^ 04/07/2017 (Ud. 09/05/2017) Ordinanza n.16408
SENTENZA
CORTE DI CASSAZIONE CIVILE Sez. 2^ 04/07/2017 (Ud. 09/05/2017) Ordinanza n.16408
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA PENALE
composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
omissis
ha pronunciato la seguente
ORDINANZA
sul ricorso 17807-2013 proposto da:
TRAMONTI SRL 01461901082, elettivamente domiciliato in ROMA, VIALE MAZZINI 6, presso lo studio dell’avvocato VANIA ROMANO, che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato EDOARDO MELLI;
– ricorrente –
contro
PERONCINI ELDA, FUSILLI MATTEO, elettivamente domiciliati in ROMA, PIAZZA COLA DI RIENZO 92, presso lo studio dell’avvocato FRANCESCO BIANCHI, che li rappresenta e difende unitamente all’avvocato GIOVANNI SALVATORE;
– controricorrenti –
avverso la sentenza n . 286/2013 della CORTE D’APPELLO di MILANO, depositata il 23/01/2013;
FATTO
Con atto di citazione notificato in data 07.04.2008 Matteo Fusilli ed Elda Peroncini convennero innanzi al Tribunale di Pavia la società Tramonti s.r.l. deducendo di aver subito per diversi anni, sin dal loro trasferimento in Pavia, in Viale Matteotti n.11, nell’anno 1995, le immissioni sonore provenienti dall’esercizio commerciale sottostante, denominato “Bar Niki”, eccedenti il limite della normale tollerabilità, in orario notturno, dalle ore 22 alle ore 6 ;
in assenza di qualsiasi intervento idoneo ad eliminare tale situazione da parte della società proprietaria del locale, avevano proposto ricorso ex art. 700 c.p.c., chiedendo l’immediata chiusura del bar nella fascia oraria compresa tra le ore 22 e le ore 7, fino a quando non fosse stata accertata la riconduzione delle immissioni sonore nei limiti di legge;
dopo il deposito del ricorso ex art. 700 c.p.c., i gestori del bar avevano dato incarico ad un’impresa di provvedere alla insonorizzazione dei locali;
a seguito di tali lavori di insonorizzazione, il ricorso suddetto era stato abbandonato dagli attori.
Ciò premesso, Matteo Fusilli ed Elda Peroncini chiedevano la condanna della convenuta al risarcimento dei danni non patrimoniali subiti a causa delle immissioni sonore intollerabili, antecedenti ai lavori di insonorizzazione del locale.
La Tramonti s.r.l., costituitasi, resisteva negando che le immissioni sonore prodotte, anche anteriormente all’effettuazione dei lavori di insonorizzazione, eccedessero la normale tollerabilità, come confermato dal fatto che nessuna lamentela era giunta dalle unità limitrofe.
Il Tribunale di Pavia rigettava la domanda, ritenendo non provata l’esistenza di una vera e propria patologia a carico degli attori e, quindi, l’esistenza di danni risarcibili.
La Corte <l’Appello di Milano, in riforma della sentenza di primo grado, condannava la Tramonti s.r.l. al risarcimento dei danni, quantificati in euro 10.000,00 a favore di Matteo Fusilli e di euro 20.000,00 a favore di Elda Peroncini. La Corte territoriale, per quanto qui ancora rileva, affermava che con riferimento al Fusilli, la carenza di documentazione obiettiva del danno subito comportava la necessità di una valutazione equitativa, mentre, con riferimento alla Peroncini, il danno risultava provato sulla base della documentazione medica prodotta.
Per la cassazione di detta semenza propone ricorso con due motivi, illustrati da successiva memoria ex art.378 cpc, la Tramonti s.r.l.;
Matteo Fusilli ed Elda Peroncini resistono con controricorso, illustrato da memorie ex art. 378 cpc.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Con il primo motivo la ricorrente, denunciando la violazione e falsa applicazione degli artt. 1226 e 2056 e.e. in relazione all’art. 360 n.3 c.p.c., censura la statuizione di condanna al risarcimento dei danni, liquidati in via equitativa, non sussistendo né la prova dell’esistenza di un danno risarcibile (e dell’impossibilità della sua quantificazione), né la prova della perdurante sussistenza di immissioni rumorose oltre la normale tollerabilità. Contesta altresì la sussistenza del presupposto per dar luogo ad una liquidazione equitativa del danno.
Il motivo è destituito di fondamento.
Secondo il più recente orientamento di questa Corte, il danno non patrimoniale conseguente ad immissioni illecite è risarcibile indipendentemente da un danno biologico “documentato”, quando sia riferibile alla lesione del diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione e del diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane, trattandosi di diritti costituzionalmente garantiti, la cui tutela è ulteriormente rafforzata dall’art. 8 Conv. Eur. Dir. Uomo, norma alla quale il giudice interno è tenuto ad uniformarsi (Cass. Ss.Uu. 2611/ 2017; Cass. 20927 /2015 e Cass. 26899/2014).
Ne consegue che, considerata la natura del pregiudizio oggetto di tutela, la relativa prova può essere fornita anche mediante presunzioni, sulla base delle nozioni di comune esperienza.
A tale orientamento, cui il Collegio ritiene di dare continuità, si è uniformata la Corte territoriale, la quale ha specificamente riconosciuto ai signori Fusilli e Peroncini il risarcimento del danno non patrimoniale, in conseguenza dell’accertata esposizione per diversi anni, nella loro casa di abitazione e per di più prevalentemente nelle ore notturne, ad immissioni rumorose eccedenti la normale tollerabilità, di per sé fonti di stress, facendo da ciò derivare una lesione della sfera personale e dell’integrità psico-fisica dei medesimi.
Ha dunque riconosciuto il danno non patrimoniale conseguente ad immissioni illecite al signor Fusilli, pur in assenza di prova di un danno biologico documentato, mentre con riferimento alla signora Peroncini ha ritenuto provata, sulla base della ampia documentazione clinica acquisita, la sussistenza di una vera e propria patologia ansioso-depressiva, direttamente causata dalla situazione di inquinamento acustico cui era esposta, ritenendo dunque provata, nei confronti di quest’ultima, con accertamento di fatto adeguatamente motivato, la sussistenza di un vero e proprio danno biologico eziologicamente riconducibile alle immissioni illegittime, con esiti permanenti.
Va del pari respinta le censura avente ad oggetto la liquidazione del danno in via equitativa.
Secondo la giurisprudenza di questa Corte, infatti, l’esercizio in concreto del potere discrezionale conferito al giudice di merito non è suscettibile di sindacato in sede di legittimità, quando la motivazione della decisione dia adeguatamente conto dell’uso di tale facoltà, indicando il processo logico e valutativo seguito (Cass. n.13077/2002).
Nel caso in esame, la Corte territoriale, attesa la particolare natura del danno non patrimoniale riconosciuto, lo ha liquidato in via equitativa, sulla base della natura del pregiudizio e della durata dello stesso, come risulta dallo specifico riferimento a tali criteri, contenuto in motivazione.
Con il secondo motivo i ricorrenti denunciano l’omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione, ex art. 360 n.5) cpc, lamentando che non siano state adeguatamente esaminate e valutate le loro deduzioni in ordine alla realizzazione di interventi che avrebbero ridotto le immissioni intollerabili, alla durata delle stesse, alla mancata prova dell’esistenza di una vera e propria lesione all’integrità psico-fisica e all’assenza di analoghe doglianze da parte di altri inquilini dello stabile.
Il motivo è inammissibile poiché esso non censura l’omesso esame di un fatto decisivo oggetto di discussione tra le parti, ma lamenta una insufficiente motivazione, non più censurabile alla luce del nuovo disposto del n.5) comma 1 dell’art. 360 codice di rito ( Cass. Ss.L’u, n.8053/2014-), applicabile ratione temporis al caso di specie, considerato che la sentenza impugnata è stata pubblicata il 23 gennaio 2013.
Il vizio di cui all’art. 360 n.5) cpc, infatti, non può consistere nella mera inadeguatezza della motivazione, né nella difformità dell’apprezzamento dei fatti e delle prove dato dal giudice di merito rispetto a quello preteso dalla parte, spettando solo a detto giudice di individuare le fonti del proprio convincimento, valutare le prove e scegliere tra le risultanze istruttorie quelle ritenute idonee a dimostrare i fatti in discussione e dare prevalenza all’uno o all’altro mezzo di prova, salvo i casi tassativamente previsti dalla legge, in cui un valore legale è assegnato alla prova.
Il ricorso va dunque respinto.
Le spese seguono la soccombenza e si liquidano come da dispositivo.
Ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater Dpr 115 del 2002 sussistono i presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo, a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13.
P.Q.M
La Corte rigetta il ricorso.
Condanna la ricorrente alla refusione delle spese del presente giudizio, che liquida in 4.700,00 €, di cui 200,00 € per rimborso spese vive, oltre a rimborso forfettario spese generali, in misura dcl 15° o, ed accessori di legge.
Ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater Dpr 115 dcl 2002 dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso , a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13.
Cosi deciso in Roma il 9 maggio 2017