Giurisprudenza: Giurisprudenza Sentenze per esteso massime | Categoria: Diritto processuale penale, Inquinamento acustico
Numero: 20089 | Data di udienza: 10 Aprile 2018
INQUINAMENTO ACUSTICO – Disturbo del riposo e delle occupazioni – Reato di cui all’art. 659 c.p. – DIRITTO PROCESSUALE PENALE – Difensori non abilitati al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori – Inammissibilità del ricorso per cassazione.
Provvedimento: Ordinanza
Sezione: 3^
Regione:
Città:
Data di pubblicazione: 8 Maggio 2018
Numero: 20089
Data di udienza: 10 Aprile 2018
Presidente: SARNO
Estensore: ROSI
Premassima
INQUINAMENTO ACUSTICO – Disturbo del riposo e delle occupazioni – Reato di cui all’art. 659 c.p. – DIRITTO PROCESSUALE PENALE – Difensori non abilitati al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori – Inammissibilità del ricorso per cassazione.
Massima
CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sez. 3^ 08/05/2018 (Ud. 10/04/2018), Ordinanza n.20089
INQUINAMENTO ACUSTICO – Disturbo del riposo e delle occupazioni – Reato di cui all’art. 659 c.p. – DIRITTO PROCESSUALE PENALE – Difensori non abilitati al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori – Inammissibilità del ricorso per cassazione.
In relazione al reato di cui all’art. 659 c.p., è inammissibile il ricorso per cassazione avanzato da difensori non abilitati al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori (perché non iscritto nel prescritto all’Albo speciale ex art. 613 c.p.p. al momento della sua presentazione).
(dich. inammissibile il ricorso avverso sentenza del 23/01/2017 – TRIBUNALE di PISTOIA) Pres. SARNO, Rel. ROSI, Ric. Puntoni
Allegato
Titolo Completo
CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sez. 3^ 08/05/2018 (Ud. 10/04/2018), Ordinanza n.20089SENTENZA
CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sez. 3^ 08/05/2018 (Ud. 10/04/2018), Ordinanza n.20089
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA PENALE
composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
omissis
ha pronunciato la seguente
ORDINANZA
sul ricorso proposto da PUNTONI GIADA nato il 08/09/1994 a PISTOIA;
avverso la sentenza del 23/01/2017 del TRIBUNALE di PISTOIA;
sentita la relazione svolta dal Consigliere ELISABETTA ROSI;
lette/sentite le conclusione del PAOLA FILIPPI;
Ritenuto che Puntoni Giada è stata condannata dal Tribunale di Pistoia con sentenza del 23 gennaio 2017 alla pena di euro 160,00 di ammenda, in relazione al reato di cui all’art. 659 c.p., avvenuto in Pistoia dal 24/12/2012 all’aprile 2013;
che contro tale decisione in data 5 aprile 2017 è stato proposto appello sottoscritto dai soli difensori Avv. Marco Piccardo e Silvia Vicenzo, con il quale si chiedeva in via principale l’assoluzione dell’imputata dal reato a lei ascritto per non aver commesso il fatto o con altra formula ritenuta di giustizia, in via subordinata rideterminare la pena e l’entità del danno riconosciuto a favore delle parti civili;
che tale impugnazione è stata convertita in ricorso stante la non appellabilità (art. 593 co. 3 c.p.p.) della sentenza che condanni a sola sanzione pecuniaria;
Considerato che il gravame è stato avanzato da difensori non abilitati al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori (perché non iscritto nel prescritto all’Albo speciale ex art. 613 c.p.p. al momento della sua presentazione);
che la sottoscrizione dei motivi d’impugnazione da parte di difensore non iscritto nell’albo speciale determina, ai sensi dell’art. 613 c.p.p., l’inammissibilità del ricorso per cassazione anche nel caso in cui sia stato convertito in questo mezzo l’atto di appello erroneamente proposto dalla parte (ex multis, sez. 3, 13 novembre 2013, n. 48492, Rv. 258000);
considerato che ciò dà luogo ad una causa di inammissibilità preliminarmente assorbente rispetto ai motivi di ricorso, dichiarabile "de plano", ai sensi delle modifiche apportate con legge n. 103 del 2017 e che, alla presente declaratoria, segue, per legge, la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali ed al versamento alla Cassa delle Ammende della somma di euro duemila
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 2000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 10 aprile 2018